I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
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Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

lunedì 13 febbraio 2012

Police ( 1985 )

E'abbastanza sorprendente vedere il nome di Maurice Pialat, sublime cesellatore di ellissi sentimentali, accostato a un film nominalmente appartenente al genere poliziesco, un polar per dirlo alla francese. Una netta inversione di tendenza nel peculiare percorso artistico di Pialat?Niente affatto.
Police è il polar realizzato solo come avrebbe potuto realizzarlo il cineasta francese. Lui , interessato al realismo in ogni sequenza che ha diretto a costo di essere tacciato di creare cinema antispettacolare, deforma il genere a suo piacimento non abiurando il suo stile, in modo da inserire perfettamente questo film nel suo discorso autoriale.
Anche qui sotto uno scheletro polar si agitano i sentimenti che, come il cineasta francese ci ha sempre abituato, vengono descritti in maniera neutra quasi distaccata.
A una prima parte in cui si definiscono fatti e caratteri all'interno dell'ossatura del genere poliziesco, succede una seconda parte in cui la fa da padrona la deriva sentimentale a cui è sottoposto il rude poliziotto Mangin che viene soggiogato dal fascino inquieto dell'enigmatica Noria, presunta donna di un trafficante di droga arrestata con lui.
E'evidente che l'indagine da parte dei poliziotti non è il cuore del film. A Pialat interessa altro: interessa la tensione emotiva che si instaura tra Mangin e Nora, il loro abbandonarsi alla passione e se lui, è fatalmente catturato nella tela di ragno tessuta da lei, Noria riesce a tenere coperto il suo gioco fino alla fine. E il gioco è coperto anche per lo spettatore che scopre tutto assieme a Mangin in un'emozionante scena finale.
Il cinema di Pialat è stato definito da molti come antisentimentale ma mi pemetto di non essere d'accordo: a mio parere il cineasta francese spoglia i sentimenti di tutta quell'aura mitica di cui sono spesso rivestiti nella finzione scenica. Li denuda sfrondandoli di tutti gli abbellimenti posticci.
A mio parere la sua cinepresa fruga nelle emozioni e le documenta. In modo neutro.

Ed è questo che succede in queto film: teoricamente abbiamo di fronte un poliziotto e una fuorilegge ma colui che dovrebbe essere dalla parte giusta usa metodi sgradevoli, calpesta e oltrepassa più volte quella linea sottile che delimita quello che è legale da quello che non lo è.
Al di qua dello schermo si è spiazzati perchè poniamo più o meno inconsapevolmente sullo stesso piano un poliziotto e una donna implicata nel traffico di droga. Anzi quasi tendiamo a vederla come vittima (lui in una scena arriva a picchiarla). Poi la metamorfosi di Mangin, forse un passaggio troppo brusco che personalmente credo che sia una delle poche debolezze del film.
Mangin comincia a vedere Noria con altri occhi, da rozzo e violento comincia a essere premuroso, gentile e cede al fascino di lei (una Sophie Marceau ancora giovanissima, forse ancora acerba dal punto di vista recitativo ma già indubitabilmente donna).
La figura di Noria è forse quella meglio tratteggiata soprattutto perchè non perde mai quel fondo di ambiguità che prima fa spazientire Mangin e poi lo irretisce.Anche quando sembra trasportata nel vortice della passione assieme a Mangin pare sempre abbastanza distaccata, un passo indietro a lui che a prima vista appare molto più coinvolto, c'è come un velo di imbarazzo che si frappone tra lei e Mangin.
Non posso escludere che questo imbarazzo palpabile nelle numerose scene in cui i due si baciano possa essere dovuto anche al particolare modo di girare di Pialat sempre interessato a essere il più realistico possibile, quasi un ossessione che talvolta lo spingeva a cominciare a girare senza neanche avvertire gli attori o dando loro pochissimo tempo per prepararsi,per "entrare" nel personaggio. Sempre in ossequio alla sua ricerca di realtà spesso si spingeva a utilizzare attori non professionisti in ruoli di contorno.

E l'effetto è straniante perchè è vero che si avverte tutto lo "scarto" tra i non professionisti e gli attori di professione ma è anche vero che tutte le facce sono giuste e queste figure "prestate" al cinema non fanno altro che fare quello che fanno sempre (in questo caso i poliziotti).
Police è un film verboso ma di grande fascino, un poliziesco praticamente senza tempo perchè quasi tutto ambientato in interni:quelli più ricorrenti sono quelli della stazione di polizia ritratta nel suo squallore,un microcosmo senza colori in cui si aggira un'umanità dolente.Che non è formata solo da delinquenti.In un piccolo ruolo ma incisivo da segnalare la giovanissima Sandrine Bonnaire.(06/01/2011)

( VOTO : 8 / 10 ) 

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