I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

sabato 17 marzo 2012

Happy Happy ( 2010 )



Una famiglia con figlio adottato d'origine africana si trasferisce nella campagna norvegese poco prima di Natale.
I proprietari di casa (loro unici vicini) sono una coppia con figlio ma appare evidente dopo poche battute che c'è qualcosa che non va nelle due coppie.
Silenzi e sottintesi che saranno spiegati durante il procedere del film.
Happy Happy è un curioso oggetto filmico. E' un gioco al massacro delle coppie che scoppiano e che talvolta si ricompongono così come per magia o forse perchè non c'è altra alternativa.
Eppure il tono non è così greve, si respira la provvisorietà della situazione in evoluzione, c'è la malinconia data da uno sfondo ambientale uniforme nel suo candore accecante, ci sono semplici attrazioni sessuali che si travestono da amori e sentimenti profondi che finalmente riescono a prendere il sopravvento.
Il dato comune è che tutti i quattro protagonisti cercano affetto probabilmente nel luogo sbagliato e con la persona sbagliata.
In più c'è un complicato rapporto padre /figlio da ricostruire.
Gelosia?  Anche,  ma la reazione è come anestetizzata.
Sarà il freddo ma sembra che il concetto di coppia sia abbastanza sfumato in questo film norvegese vincitore del Premio per il miglior film straniero al Sundance del 2011.
C'è ironia e tristezza, c'è un mondo dominato dalla neve che nasconde i contorni delle cose , c'è il gelo che da dentro corrode i protagonisti e poi ci sono i bambini con i loro strani giochi a cui si assiste ridendo a denti stretti, quasi ghignando.
Uno bianco (Theodor) e uno nero (Noa) con il primo biondo di innegabile discendenza ariana  che dice al secondo (di origine africana) che fino a qualche anno prima i neri erano schiavi dei bianchi.
Da qui i loro strani giochi fatti di ogni tipo di vessazioni (finte), in cui l'ariano domina sul nero.
Altra curiosità è la presenza di numerosi intermezzi musicali ad opera di un quartetto vestito di tutto punto in giacca nera , camicia bianca e cravatta del color della giacca, che canta pezzi folk o blues della tradizione americana.
Non credo che abbiano una funzione specifica, credo che servano solo per dividere il film in capitoletti autoconclusivi vista la molteplicità di sottotrame che la regista segue.

Pellicola di ambientazione natalizia, della felicità della festa ha ben poco nonostante sprazzi di ironia surreale e un titolo che sembra indicare il contrario.
A questo proposito è utile notare che il significato letterale del titolo originale (Sykt Lykkelig) è Incredibilmente Felice. Però sykt è termine ambivalente da intendere sia nel senso positivo(da cui il titolo internazionale Happy Happy) che negativo(felice,ma in modo quasi patologico).
Molto ben recitato,Happy Happy non è certamente un capolavoro ma illustra con sagacia uno stato di precarietà sentimentale in cui si possono specchiare in parecchi.
Selezionato come rappresentante norvegese per la corsa all'Oscar 2011 per  il miglior film straniero.

( VOTO : 7 / 10 ) 
Happy, Happy (2010) on IMDb

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