I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

martedì 7 agosto 2012

The wicker tree ( 2010 )

Ci sono dei cult immortali che dovrebberi essere lasciati da soli nella loro teca di vetro a fare bella mostra di sè nell'altarino personale a loro dedicato.
E io ne ho uno particolare per un film che mi accompagna fin dall'età cinematografica della ragione: una pellicola che non mi stancherei mai di rivedere, talmente di culto che non mi risulta che sia mai stata doppiata nella nosra lingua.
Parlo di The wicker man ( astenersi dal loffio remake a stelle e strisce con un Cage al massimo della sua inespressività), anno di grazia 1973, opera prima di Robin Hardy che in pieno declino della Hammer Films decide di girare un horror bucolico al di fuori dello stile della factory, incentrato sui riti pagani di un'isola nel mare tra Inghilterra e Irlanda , così vicina geograficamente eppure così lontana per tutto il resto.
Un film assolutamente da vedere, insomma.
Poi vieni a sapere dell'esistenza di  The wicker tree che  è l'opera terza dell'ormai ultraottuagenario Robin Hardy il quale decide di adattare un proprio romanzo intitolato Cowboys from Christ. Un film nato sotto i peggiori auspici, bloccato più volte per problemi economici e con numerosissimi aggiustamenti di cast.
Ecco sai benissimo che è meglio stare lontani da The wicker tree soprattutto se veneri l'altro eppure non puoi fare a meno di vederlo.
Ed è con questi sentimenti contrastanti oltre a  una bella vagonata di pregiudizi che mi sono apprestato alla visione.
Precisiamolo subito: The wicker tree non è un sequel, non è un reboot come va di moda adesso, non è un prequel o un postquel o un infraquel. E'semplicemente un film che rimastica con un certa beffarda ironia alcuni temi esposti in maniera ben più inquietante nell'altro film.
La storia è quella di una cantante, Beth, appartenente ai reborn Christians che assieme al suo ragazzo texano Steve ( ingobbito ormai dall'astinenza sessuale a cui lei lo sottopone per motivi religiosi)  sono chiamati in Scozia per trovare nuovi adepti per il loro credo.
Ospitati da un ricco magnate scoprono di essere i protagonisti di una festa che si terrà di lì a poco.
La loro festa, nel senso letterale del termine.
Conoscendo The wicker man sai benissimo dove  il film andrà a parare e in fondo lo spettatore aspetta solo quello.
I due americani somigliano da subito a carne da macello e Hardy non perde occasione per prendere in giro queste sette religiose che interpretano alla lettera la Bibbia oltre a spargere qua e là qualche notazione velenosa sulla boria dell'americano all'estero.
E anche il ragazzo texano che indossa sempre il cappellone da cowboy anche quando dorme è evidentemente una parodia.
Come si suol dire in questi casi il confronto con l'originale è impietoso per molti motivi: manca l'effetto sorpresa , l'ambientazione scozzese è una pallida cornice rispetto a quella dell'originale che era fondamentale per rendere il film inquietante, c'è un evidente slittamento nella caratterizzazione del protagonista: mentre il sergente della pellicola del '73 riusciva comunque a tener testa con il suo senso religioso a tutte le cose strane che gli accadevano intorno scatenando l'empatia necessaria da parte dello spettatore, qui i due protagonisti sono talmente insipienti e la loro religiosità caricaturale che quasi si preferisce toglierli di mezzo il prima possibile.
L'unica variante sostanziale   rispetto all'originale è il personaggio di una ninfomane (non mi viene da definirla altrimenti) che va in giro sempre abbastanza discinta a concedere le sue grazie.
Infine il finale: se l'apparizione dell'uomo di vimini era un vero e proprio shock quella dell'albero di vimini è quasi deludente.
Inoltre quello che nel '73 era uno shockante baccanale votato all'eccesso e alla distruzione, nella pellicola del 2010 è una sorta di rave che non sembra neanche tanto trasgressivo, superato come è dall'"esuberanza " dei tempi moderni.
Belle però quelle regine di maggio fatte con la cera e nostalgico il cameo del sempreverde Christopher Lee.
The wicker tree è una visione sostanzialmente pleonastica, in un'estate come questa naturalmente ci può stare di tutto, ma se uno conosce l'originale farà meglio a stare lontano da questa riproposizione.
E anche se non si è visto l'originale non è che ci siano poi così tanti motivi per consigliarlo.

( VOTO : 5 / 10 )  The Wicker Tree (2010) on IMDb

4 commenti:

  1. Avendo adorato l'originale, mi sa tanto che mi terrò alla larga da questo. ;)

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  2. è sostanzialmente inutile... meglio conservare intatto il ricordo dell'originale!

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  3. "The wicker man" è unico, ricordo le musiche, bellissime, e tutto il resto, naturalmente.
    anch'io resto con questo, evito l'albero.

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  4. Anche io lo adoro: qui c'è stato un certo recupero filologico anche delle musiche ma niente a che vedere...

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