I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

domenica 31 marzo 2013

The Horde ( 2009 )

Banlieue parigina: quattro poliziotti corrotti per vendicare l'assassinio di un loro amico entrano in un caseggiato popolare apparentemente abbandonato, armati di tutto punto.
Appena arrivati sul posto trovano però una bruttissima sorpresa: si ritrovano assediati da orde di creature sanguinarie che sembrano aver invaso tutta la città. Sono costretti ad allearsi con i malviventi bersaglio della loro vendetta e si rifugiano sul tetto. Per uscire da questo incubo dovranno scendere tutti i piani del caseggiato infestati da creature fameliche del loro sangue.
La lotta per la sopravvivenza sarà senza esclusione di colpi...
Quale film più indicato per festeggiare la Pasqua ( a proposito auguri a tutti!) se non un bel filmaccio di zombie che mordono come indemoniati?
Se vi esaltano i muri affrescati al color rosso rutilante del sangue arterioso allora The Horde è il film giusto per fermarsi un'oretta e mezza e godersi un totale sollucchero per occhi e orecchie.
Se di film con zombi ne abbiamo visti tanti di polar intersecati con il filone zombi-movie sicuramente no.
I due registi, Dahan e Rocher qui al loro esordio nel lungometraggio,  per i primi minuti nascondono le loro vere carte: un gruppo di polizotti si infiltra nella banlieue di notte e assalta un palazzo fatiscente ( ancora block cinema con questi palazzoni in rovina che non fanno solo da sfondo mesto e inanimato)  in cui ci sono gli assassini e i sevizitori di un loro collega. Ma tutto va male, il loro capo è ucciso brutalmente, un altro ferito e per non farsi mancare proprio nulla due sono  tenuti prigionieri dalla banda di narcos.
Sembrerebbe tutto finito ma in realtà sono passati solo pochi minuti, il film vero comincia qui: perchè i morti ammazzati ritornano zannuti e affamati di sangue e anche fuori la situazione non è migliore. Anzi.
Si crea così una coalizione tra i narcos e i poliziotti superstiti per cercare di uscire dal palazzo prigione.
Ci sono sottotesti politici talmente evidenti da essere quasi ingenui, c'è tutta una serie di coordinate stilistiche che richiamano con deferenza a grandi film del passato (da Romero a Carpenter), c'è un montaggio serrato che non permette di raccogliere il fiato, c'è un'ironia sbracata e contagiosa che permette di ridere di fronte alle scene più ostentatamente cruente. 
Mai visti tipacci così pericolosi riempire di talmente  tante mazzate i morti di ritorno che sembrano loro quelli più cattivi non certo gli antropofaghi.
Anche dal punto di vista visivo il film è molto più costruito di quello che sembra: a parte un'inevitabile estetica alla Resident Evil (il videogame con i vari livelli) e qualche arricchimento tra fumetto e computer grafica c'è da sottolineare la bellissima sequenza della lotta tra il poliziotto e l'orda che assume quasi valenza pittorica,tra un quadro di Bosch e uno di Delacroix, ben diversa dagli affreschi di sangue a cui avevo accennato prima.

The Horde fa divertire senza stare a pensare troppo, è una fonte continua di suspense e di sorprese, è un film che privilegia nettamente gli effetti speciali vecchio stampo a scapito della computer grafica che viene usata solo per "aggiustare " qualche esterno che sembra avere grafica prerenderizzata.
Qui scorre sangue, volano pezzi di carne da sugo e frattaglie varie in un ambientazione che più claustrofobica non si potrebbe.
Non si sa perchè ci sono gli zombi, da dove vengono e perchè si trovano  lì in grande numero (vista l'esiguità numerica delle prede)ma probabilmente non interessa.
L'importante è passare tutte le porte e uscire finalmente all'esterno a veder le luci dell'alba.
Ma anche sopravvivere a una notte così "movimentata" per qualcuno non basta.
La vendetta è un piatto che si può consumare anche freddo....

( VOTO : 7+ / 10 )

The Horde (2009) on IMDb

sabato 30 marzo 2013

7 Psicopatici ( 2012 )

Martin, sceneggiatore irlandese di stanza a Hollywood, sta cercando ispirazione e idee per una nuova sceneggiatura cinematografica che ha intitolato provvisoriamente 7 Psicopatici. Però li deve trovare questi  7 psicopatici per parlarne e al momento non ne ha trovato neanche uno.La dipendenza dall'alcool e la vita sregolata gli impediscono di lavorarci ma gli fornisce materiale il suo amico Billy, delinquentello scapestrato che di professione fa il rapitore di cani ( li fa sparire nei luoghi pubblici e  poi li restituisce ai rispettivi padroni che, contenti di riavere il loro piccolo amico, sganciano profumate ricompense) in combutta col vecchio polacco Hans che passa la maggior parte del suo tempo nell'ospedale dove è ricoverata la moglie gravemente malata.
Un giorno Billy ruba il cane sbagliato: è Bonnie, lo Shih tzu peluchoso di Charlie , psicopatico boss di mezza tacca che è disposto a tutto pur di riaverla. Anche uccidere.
Intanto il numero di piscopatici da inserire nella sceneggiatura di Martin comincia a salire velocemente.
Martin McDonagh è uno scrittore teatrale che un giorno si è svegliato e ha deciso di cominciare a fare cinema, scrivendo sceneggiature e dirigendo film. Ed è nato così il suo debutto cinematografico ( un esordio col botto) In Bruges che gli ha fatto vincere una caterva di premi e lo ha reso famoso in tutto il mondo.
Ora è la volta della sua opera seconda e il compito, dopo un film così bello e apprezzato come il precedente, non era affatto facile.
Posso dirlo? Nonostante tutti parlino bene di questo 7 Psicopatici a me una delusione, seppur piccola piccola, l'ha regalata. Nel senso che è un film frizzante, ricco di battute brillanti in cui l'origine teatrale di McDonagh è ben percepibile, recitato da un cast molto ben assortito in cui i vari componenti fanno a gara a rubarsi la scena l'uno con l'altro , eppure mi sembra un passettino indietro piccino picciò rispetto a  quel fenomenale esordio che era In Bruges.
Certo, le aspettative sono una brutta bestia e forse son rimasto deluso perchè mi aspettavo un salto di qualità e non un film che cerca di aggiungere accessori a una struttura a prova di bomba come era quella della pellicola precedente .
E' stata cambiata l'ambientazione ( e già andiamo male perchè la bellissima città fiamminga già da sola valeva il prezzo del biglietto), c'è una coppia di protagonisti a rinverdire il classico genere del buddy movie e c'è tutta una serie di incontri quasi dal sapore surreale con personaggi oltre il filo dell'assurdo che hanno il compito di dare colore al film.
Uno schema già collaudato a cui viene aggiunto quel pizzico di metacinematografia che permette di incrociare cinema e vita vissuta e quel gusto, un po' macabro a dire il vero, di realizzare sequenze in cui il pulp va a braccetto con la commedia.
7 Psicopatici è un film che sembra molto più scritto di In Bruges e proprio per questo appare procedere per accumulazione di personaggi e sequenze paradossali invece di avere una vera e propria progressione drammatica.
Non sarà corretto confrontare in questa maniera i due film ma è impossibile sottrarsi dopo un'opera prima così apprezzata.
La vita cerca di diventare arte ( sceneggiatura) anche a costo di uccidere qualcuno, qua e là.
Perchè come diceva Flaiano  " la situazione è grave ma non seria".
Ecco questa frase riferita a tutto un altro argomento mi echeggiava continuamente nella testa mentre vedevo questo film.
Una risata vi seppellirà.

( VOTO : 6,5 / 10 )  Seven Psychopaths (2012) on IMDb

venerdì 29 marzo 2013

Terror train ( 1980 )

Uno scherzo tra studenti di medicina ai danni dell' ultranerd Kenny che viene attirato in una camera da letto pensando di trovarci la bella Alana, finisce quasi in tragedia: la vittima reagisce malissimo e praticamente impazzisce. Tre anni dopo, quegli stessi studenti organizzano un party di Capodanno in maschera su un treno in movimento per festeggiare le loro lauree . Il problema è che assieme a loro sale un treno un malintenzionato che comincia a fare fuori a uno a uno tutti coloro che avevano partecipato a quello scherzo stupido finito male tre anni prima.
Alana ha anche uno scontro ravvicinato con lui ma riesce a tenergli testa grazie anche al buon senso del capotreno Carne.
Naturalmente sarà una lotta all'ultimo sangue.
In principio fu Black Christmas, produzione canadese a firma Bob Clark, a tracciare le coordinate del genere  attingendo anche ( anzi forse soprattutto ) dal giallo italiano dagli anni '60 in avanti ( Bava, Argento)  ma poi fu Halloween a stabilire la nascita ufficiale di un nuovo sottogenere all'interno del calderone horror: lo slasher.
Film che incassavano parecchio a fronte di costi contenuti perchè si potevano ingaggiare dei perfetti sconosciuti , si aggiungevano un paio di vecchie glorie perfette soprattutto se avevano già imboccato il viale del tramonto così venivano via a poco prezzo ed il più era fatto.
In fondo era solo carne da macello da dare in pasto agli spettatori , mica dovevano recitare Shakespeare.
Jamie Lee Curtis in quel periodo era decisamente la scream queen più famosa e apprezzata e dopo Halloween girò questo Terror Train praticamente nello stesso periodo in cui stava girando Non entrate in quella casa che ha molte cose in comune con il film dell'allora esordiente Roger Spottiswoode, canadese che poi avrebbe conosciuto anche il grande successo.
L'idea centrale di Terror train è quella di girare uno slasher in un ambiente ultraristretto, perfetto per ricreare un clima claustrofobico e ansiogeno al tempo stesso.
La leggenda narra che l'idea alla base di questo film era ricreare una sorta di Halloween carpenteriano messo su un treno in movimento. Il risultato è sotto gli occhi di tutti.
Un film che rispecchia tutti i canoni del genere non distaccandosene in alcunchè ma confezionato assai bene con la fotografia di John Alcott ( che nel suo curriculum vanta robetta come Arancia meccanica, Barry Lyndon e Shining ) e con una regia robusta che sfrutta benissimo l'ambientazione inconsueta per uno slasher.
Strutturato come un giallo in cui si deve scoprire chi è il colpevole ( che poi si capisce subito che il tutto è una vendetta perpetrata da Kenny, l'unica cosa è stabilire sotto quali spoglie questi si nasconda ) tutto procede in maniera abbastanza lineare con un assassino che , dapprima mascherato come Groucho Marx ( e quanto contrasta quello sguardo truce con quella che dovrebbe essere la maschera di un comico) poi mano mano assume altri travestimenti facendo apparire e sparire cadaveri a piacimento e diventando sempre più sfuggente e inafferrabile.
Il body count non è elevatissimo e anche il sangue non scorre così copioso ma ci si diverte.
Nulla di epocale o di originale, un intrattenimento ruvido ma onesto che fa un figurone in confronto agli horror plasticosi che infestano i nostri schermi e le nostre videoteche ( perchè spesso non ce la fanno neanche ad arrivare sul grande schermo) al tempo d'oggi.
Anche perchè professionals come Spottiswoode, un passato da montatore prima di esordire alla regia, capaci di fare un po' tutto senza l'ausilio di aiuti tecnologici oggi non ce ne sono più.
David Copperfield partecipa nella parte di Ken il mago nell'unico film in cui abbia mai preso parte e mette in mostra alcuni dei suoi numeri  senza l'ausilio di trucchi cinematografici..
Un'ultima cosa: Jamie Lee Curtis era bella da morire.

( VOTO : 7 / 10 )  

Terror Train (1980) on IMDb

giovedì 28 marzo 2013

Il rosso e il blu ( 2012 )

In un liceo romano si intrecciano le storie di vari personaggi: c'è il professore Fiorito ,ormai alle soglie del pensionamento e anche della demenza senile , misantropo deluso dalla sua professione e senza alcuna considerazione di colleghi e alunni, c'è il professore Prezioso, giovane supplente di italiano al primo incarico che al contrario di passione ne mette fin troppa, mosso come è dai suoi ideali, c'è Giuliana ( una Margherita Buy che ormai sembra abbonata in modo preoccupante a questo tipo di personaggi), la dirigente scolastica che nasconde una personalità fragile e insicura oltre a una vita arida e senza scossoni dietro una facciata di circostanza, c'è Adam ragazzo rumeno che è il primo della sua classe ma che è traviato dall'amore per una ragazza italiana che lo sfrutta e lo tratta come un burattino, c'è Angela, sempre assente a scuola che è tutto fuorchè quello che sembra, c'è Brugnoli che viene misteriosamente abbandonato dalla madre.
Tanti personaggi che hanno a che fare con  piccoli e grandi problemi  con sullo sfondo un ambiente scolastico in cui non tutto è solo rosso o blu, come la matita che hanno gli insegnanti per segnare gli errori,  unico strumento di potere, ma pieno delle sfumature che la vita propone.
A me piace il cinema di Piccioni, sempre in costante e precario equilibrio tra il suo essere di buon gusto e popolare ( nel senso buono del termine). Pellicole come Luce dei miei occhi, Giulia non esce la sera o Fuori dal mondo sono esempi di cinema italiano ben fatto, non ruffiano e potenzialmente anche vicino ai giusti del pubblico.
Tutti film sostenuti da un'idea forte alla base e poi sviluppata da Piccioni con sensibilità e talento registico.
Idea forte che sembra mancare a questo Il rosso e il blu che invece appare un collage di vari bozzetti assemblati per dare un quadro in divenire della situazione scolastica italiana partendo da un liceo romano inteso come paradigma del desolato panorama  in cui cerca di formare i giovani andando avanti solo grazie all'iniziativa privata di insegnanti volenterosi e alle sempre più pressanti richieste di tributi volontari che fanno i dirigenti scolastici ai genitori degli alunni.
Nelle mani di un regista meno capace e meno fine  , questo film sarebbe diventato una dramedy volgarotta e rumorosa e invece , come sempore, Piccioni predilige usare sempre il fioretto al posto della sciabola, alternando con una buona scelta dei tempi, le varie storie trattate.
Volgarità al minimo sindacale , giusto per colorare di realismo il lessico dei più giovani e una sorta di confronto generazionale non tra professori e alunni ma tra docenti stessi che apparentemente sono lontanissimi tra loro.
Non è un caso che i momenti più riusciti del film siano quelli dei duetti tra il vecchio professor Fiorito e il giovane professor Prezioso , in cui il grande Herlitzka, con la sua impostazione teatrale sembra davvero guardare dall'alto in basso il suo giovane collega dando lezioni di recitazione a Scamarcio che oltre al bel musetto dimostra di avere poco altro.
Ho avuto la netta impressione che le loro scene insieme  andassero oltre il copione e che Herlitzka abbia volutamente acceso le luci dell'autobus e portato a scuola Scamarcetto, dall'alto della sua tecnica e impostazione teatrale.
E poi in quell'ultima lezione prima delle vacanze, declamata e vissuta intensamente al contrario di un anno scolastico improntato al menefreghismo totale, mi ha ricordato tanto la figura di un mio vecchio professore universitario , di microbiologia e malattie infettive, uomo di cultura pressochè infinita nella sua materia, capace di parlare quattro ore e mezza di seguito a braccio su una malattia ( la rabbia) e che le lezioni sembrava che le recitasse come a teatro per mimica e linguaggio del corpo. Una cosa che mi affascinava talmente tanto che non potevo mettermi nei banchi molto avanti altrimenti mi sarei distratto a guardarlo, totalmente rapito e affascinato, invece di prendere preziosi appunti.
Del resto ho sempre pensato che l'insegnante è un po' come un attore , solo che il suo palcoscenico è l'aula in cui insegna.
Il rosso e il blu pur non avendo un'idea forte alla base come già detto, è comunque un film che scorre velocemente per i suoi 90 minuti o poco più di durata.
Non un capolavoro ma sempre diverse spanne sopra il livello attuale di certo cinema italico.
Una volta avevamo il miglior cinema del mondo e ora ....

( VOTO : 6,5 / 10 ) The Red and the Blue (2012) on IMDb

mercoledì 27 marzo 2013

The man with the iron fists ( 2012 )

Dopo che è stato assassinato Golden Lion, il capo clan dei Lions, il comando è assunto dal suo vice Silver Lion che si mette subito in azione per uccidere il figlio di Golden Lion, Zen Yi. La lotta si trasferisce in un villaggio dove convergono varie fazioni alla ricerca di un tesoro favoloso. Nel villaggio lavora come fabbro lo schiavo oramai liberato Thomas Henry Smith che sta mettendo da parte soldi per liberare il suo amore, Lady Silk, dal bordello di cui è tenutaria Madame Blossom. Quando rifiuta di dire a Silver Lion di dire dove si trovi Zen Yi, costui aiutato da una specie di bestione con un potere molto particolare ( si trasforma in metallo quando attaccato diventando di fatto invulnerabile, o quasi), gli amputa le braccia che gli verrano ricotruite di metallo. Aiutato da un colonnello e dalle Vedove Nere di Madam Blossom The man with the iron fists combatterà per se stesso oltre che per Zen Yi.
Devo ammettere che per raccogliere le idee sulla sinossi ho dovuto spigolare qua e là per la rete perchè nel film tutti questi passaggi non mi sono sembrati così cristallini e tra un combattimento e l'altro avevo perso leggermente la bussola.
Ci sono due modi per vedere questo tipo di film : o fare i bvadipi cinefili snob che giammai gvadivebbevo un tale spveco di maestvanze tecniche o mettersi seduti, calmi, birretta alla mano e rutto libero per divertirsi come invasati alla vista di tutto il macello che succede.
Diciamo che per apprezzare questo film bisogna mettersi davanti allo schermo nella seconda modalità e vi assicuro che ci si diverte anche passando oltre le ingenuità assortite che vediamo snocciolate da RZA che dietro la macchina da presa sembra affetto da tarantinite acuta mentre davanti alla stessa è riconoscibilissimo oltre qualsiasi ragionevole dubbio, visto che è l'unico nero , è abbastanza fisicato ma di fronte Bautista fa la figura della sottiletta.
Almeno non ha al collo le catenozze oro 24 k modello antifurto bicicletta.
Devo ammettere che ho provato una certa emozione, o forse era l'invasamento di qui sopra, quando quel quarto di bue di Dave Bautista ( mio idolo incontrastato quando una vita fa seguivo il wrestling) ci ha tagliato le braccine , quasi dicendogli "così impari a essere l'unico rapper nero gangstaqualcosa  nella Cina feudale e comunque a me piacciono solo i Public Enemy", così come mi sono proprio piaciuti quei pugnetti di ferro,un gadget che Iron Man se li sogna la notte.
Insomma The man with the iron fists assicura divertimento di grana grossa, grossissima ma fondamentalmente onesto.
E' fatto con passione e non solo per calcolo.
Da una parte sembra una rievocazione affettuosa e un minimo irriverente dei primi film di Jackie Chan o dei vecchi film di wuxia che vedevo da piccolo passare sulle televisioni locali , dall'altra la presenza di RZA ( che uno appena lo vede si chiede ma che ci fa un nero nella Cina feudale? e poi si risponde l'attore e il regista!), Russell Crowe che esibisce un inedito fisico a caciocavallo ( avete presente come è fatto? Russell ma che te sei magnato prima di fa' 'sto film?) e di Lucy Liu che seppur orientale è un volto troppo riconducibile al cinema americano fa subito pensare di trovarsi di fronte a una copia conforme all'originale e riletta in qualche maniera alla luce anche dell'omaggio fatto a questo tipo di cinema da Tarantino con i suoi Kill Bill.
Del resto , visto che come cosceneggiatore troviamo l'amicone di Tarantino Eli Roth , si sente aria di casa, anzi nonostante imdb. com accrediti solo RZA alla regia, si vocifera che sia stata praticamente una regia a quattro mani con Roth.
Insomma bisogna prendere The man with the iron fists per quello che è: un film di arti marziali cafonissimo, tamarro , capace di trovare senza problemi il suo pubblico di estimatori.
I combattimenti sono la cosa migliore: notevoli le coreografie, firmate da Corey Yuen ( il Messi  nel campo di coreografie in film di arti marziali, a RZA piace vincere facile ) , capaci di tenere da sole in piedi tutto il film.
Comunque un'ora e mezza passata nel relax totale, lasciando venire in superficie tutto il tamarro che abbiamo dentro di noi.
Promosso !

( VOTO : 6,5 / 10 )  The Man with the Iron Fists (2012) on IMDb

martedì 26 marzo 2013

Bad Biology ( 2008)

Jennifer è nata con 7 clitoridi e ha un metabolismo talmente accelerato da sentire un bisogno spropositato di fare sesso per saziare i suoi istinti ma è come una mantide religiosa, ha la sinistra tendenza a uccidere i suoi partner occasionali dopo aver avuto un rapporto completo con loro il cui unico, spiacevole effetto collaterale è il parto di un piccolo mostriciattolo dopo appena un paio d'ore che viene abbandonato a morire senza pietà dalla madre degenere. Incontra Batz, uno che ha avuto un terribile incidente da piccolo e che ha un pene pensante e anche molto anarchico per come è abituato a fare quello che gli pare. E soprattutto ce l'ha smontabile, lui se ne va in giro a punire giovani donzelle colte nelle attività più disparate.
Jennifer e Batz sembrano perfetti l'uno per l'altra ma il pene di lui scavezzacollo ritorna alla base praticamente in fin di vita per il superlavoro.
Ma lei lo rianima con la respirazione bocca a bocca....
Questa in poche righe la trama assurda di quello che è a oggi l'ultimo film di fiction di Frank Henenlotter, uno che ha sempre bazzicato il genere dell'horror ultra low budget fin dal suo mitico esordio Basket Case, una produzione talmente scalcinata che dovettero mettere nomi falsi nei titoli di coda per far vedere che non era stato realizzato da una crew ultraridotta come in realtà era stato.
Ora io non ho problemi col trash , ho apprezzato moltissimi film della Troma, apprezzo il cinema fatto con zero soldi e millemila idee e anche l'idea di base di questo film che sembra qualcosa a metà tra il nonsense volontario di molte produzioni della succitata Troma e le sculture di carne mutata tanto care a Cronenberg padre, mi solleticava parecchio.
E invece sono rimasto deluso e anche parecchio perchè è innegabile che questo film abbia una certa fama nel circuito underground.
Ho avuto la netta impressione che  Henenlotter abbia girato questo film con il freno a mano tirato: la storia di una serial killer ninfomane e di un pene autosufficiente che viene tenuto a bada dal suo (legittimo) proprietario imbottendosi di droga ha una morbosità fuori dal comune.
Eppure sembra che Bad Biology non sia interessato a questo ma cerca di filtrare il tutto attraverso un'ironia di grana grossissima evitando di calcare troppo la mano.
E allora se si voleva evitare di concentrarsi sugli aspetti morbosi della vicenda di Jennifer e Batz ma solo su quelli "meccanici" , il caro vecchio Frank avrebbe potuto farci direttamente un porno e invece stranamente per un film di questo genere, a parte il pene animatronico mostrato generosamente, non c'è poi così tanto da vedere. Meno sicuramente di quello che ci aspetta.
Bad Biology è come un porno senza porno al suo interno, peggio di quei softcore che andavano di moda una volta che facevano immaginare scimmiottando malamente amplessi furiosi fatti però con le mutande addosso, perchè non potevano andare oltre per via della legge.
E se questo poteva avere un senso negli anni '80 ( ma neanche tanto), nel 2008 è qualcosa di totalmente anacronistico perchè la trasgressione è andata molto oltre la soglia che Henenlotter non ha intenzione di oltrepassare.
A conti fatti Bad Biology è un film che arriva fuori tempo massimo.
Sarà trash , weird , putrido e puzzolente quanto volete ma è sorpassato, non è disturbante come magari era nella volontà degli autori e poi non fa neanche tanto ridere.
L'unica parte che mi ha veramente divertito a parte la carrellata finale di donne punite dal pene in libera uscita, è quella col macchinario che Batz usa per soddisfare le voglie insaziabili del suo amichetto che vuole essere totalmente indipendente da lui....

( VOTO : 4 / 10 ) Bad Biology (2008) on IMDb

lunedì 25 marzo 2013

LIEBSTER AWARD

Eccoci qui alla nuova edizione di un giochetto tanto caro ai bloggers , quello della ex catena di Santantonio on line: fa piacere ricevere riconoscimenti e questo è particolarmente stuzzicante. Inventato di sana pianta da qualche mente fervida e criminale , il premio in questione mi è stato assegnato non da uno, bensì da due colleghi di blog che hanno pensato bene di fregiarmi  di cotanto riconoscimento: parlo dei due Frank del web, Frank Manila de Il Cinema Spiccio e Frank Romantico di Combinazione Casuale, in rigoroso ordine di arrivo del premio.
Frank(s) che ringrazio entrambi sentitamente.
Ora le regole di questo premio che coinvolge, è bene ricordarlo, solo blog che hanno meno di 200 followers o lettori fissi che dir si vogliano:

1) ringraziare chi ha assegnato il premio citandolo nel post.
2) rispondere alle undici domande poste dal blog che ti ha premiato.
3) scrivere undici cose su di te.
4) premiare undici blog che hanno meno di 200 followers.
5) formulare altre undici domande a cui dovranno rispondere gli altri blogger.
6) informare i blog del premio.

E cominciamo a rispondere alle domande di Frank Manila:
1) Secondo te, Adamo aveva l'ombelico? 
Credo di si, ma sicuramente aveva una costola in meno....
2) Potrei diventare ricco mettendo in commercio cibo per gatti al sapore di topo?
Conoscendo il campo ti informo che è praticamente impossibile fare soldi col cibo per gatti...ci stanno provando in tanti ma nessuno ci riesce. Il mercato è fermo, sarà la crisi...
3) Mi devo comprare uno smartphone e ho un budget di 150€, quale mi consigli?
Conosco una persona che ne ha vari modelli in vendita anche a prezzi inferiori ma è un po' di tempo che non è in circolazione...
4) Secondo te, come fa Clark Kent a fare sesso con Lois senza ucciderla?
Profilattici alla kryptonite?
5) Lo sapevi che è nato prima l'accendino dei fiammiferi?
Francamente lo ignoravo
6) Secondo te, perché Bugs Bunny si chiama così quando in realtà è una lepre?
Sei sicuro che è una lepre? non ha zampe così lunghe...
7) Beatles o Rolling Stones?
Beatles, i Rollings mi sono stati sempre leggermente sulla punta dell'esofago
8) Sei mai stato/stata al cinema da solo/sola? Perché?
Si, varie volte perchè ho avuto sempre gusti cinematografici non sempre comuni a quelli della mia compagnia. Una volta ho visto anche un film in una sala cinematografica completamente deserta. C'ero solo io ed è stato bellissimo.
9) Sto cercando di diffondere la nuova parola Giasca (tasca della giacca). Secondo te, prenderà mai piede?
No
10) Parli mai da solo/sola?
Quasi sempre. E mi rispondo anche spesso...
11) Hai mai detto "Stavi dormendo?" a una persona che hai appena svegliato? Ti rendi conto che è una domanda stupida?
Si e fino a quando non me lo hai domandato non me ne ero mai reso conto....

Ecco le risposte alle domande di Frank Romantico di Combinazione Casuale:

1) Quante volte al giorno è bene mangiare frutta fresca? E quella secca?
La frutta fresca sarebbe da magiare tante volte al giorno, cosa che io non faccio. La frutta secca mi si attacca al lavoro del dentista....
2) Tra il dire e il fare c'è di mezzo?
Nel mio caso l'oceano...
3) Qual è quella canzone che ti fa cambiare stazione (o canale) appena la senti?
L'unica radio che ascolto è Radio 24 che musica non ne trasmette...comunque se mi dovesse capitare direi qualsiasi brano di D'Alessio, Pausini o Ramazzotti...a scelta vostra...
4) Qual è un film che ami ma di cui ti vergogni?
Vergognarsi no ma è dura ammettere di amare alla follia un filmetto assolutamente dimenticabile come Dr Creator specialista in miracoli oppure un film odiato dai più come Le onde del destino...
5) Qual è un libro che non hai mai finito di leggere?
L'Ulisse di Joyce
6) Qual è la parolaccia che dici più spesso?
Le uso un po' tutte ma caz.. e vaffa sono le più gettonate
7) Mi suggeriresti una domanda da farti?
No, perchè tanto avrei difficoltà a rispondere...
8) Quante domande mancano alla fine di questa stupida intervista?
Esclusa questa?
9) Preferisci il mare o la montagna?
Montagna, il mare mi ha scassato perchè ci abito vicino ( 3km) e l'ho frequentato per troppo tempo di seguito,,,
10) Qual è il gruppo o il cantante più sottovalutato nella storia della musica?
Direi gli Anacrusis, e i Dark Angel gruppi tecno/trash nettamente superiori a tutta la concorrenza , anche quella blasonata dal nome Metallica o Slayer...
11) Qual è il film di cui vorresti essere il protagonista e perché?
Mi sarebbe piaciuto essere Vincent Spano in Dr Creator e avere tra le dita quella Virginia Madsen....
Ora è arrivata la parte in cui dovrei dire non una , non due ma ben undici cose di me:
1) Sono stato battezzato a cinque giorni di vita ma chi non mi conosceva chiedeva a mia madre quanti mesi avessi...
2) Ho imparato a leggere e scrivere a 4 anni. Il primo giorno di scuola ho aperto il sussidiario e ho letto davanti alla classe il racconto che c'era nella prima pagina. Ma la maestra non me l'aveva chiesto e mi cazziò subito.
3) Il mio cuore palpita per la Maggica.
4) Ai tempi dell'Università ho giocato a basket, ho fatto anche un paio di campionati a livello amatoriale ma solo perchè ero riuscito a procurare lo sponsor che ci aveva fornito le divise di gioco.
5) Lavoro con gli animali, li adoro e più vado avanti e più mi accorgo di che bestia è l'uomo.
6) Mi commuovo facilmente e vedermi commosso non è un bello spettacolo.
7) I miei figli , eh si ho anche l'illusione di essermi riprodotto, dicono che sono un papone buffo.
8) Sono stato capace anche di sbagliare e non di poco ,il nome della ragazza a cui stavo dichiarando il mio amore imperituro.
9) Sempre a proposito di dabbenaggine sentimentale quando ero poco più che un pischelletto sono stato con una ragazza che aveva già un matrimonio alle spalle e due figli piccoli. Ma io non lo sapevo e quando l'ho saputo ho fatto una tale figura di melma per come ho cominciato a balbettare cose senza senso che la storia è finita lì' su due piedi...
10) Sono metallaro da 31 anni ormai , primo ero metallaro fuori e dentro ( sapete? capelli lunghi, magliette, teschi ecc ecc ) ora solo dentro, ma la mia canzone preferita è Wuthering Heights di Kate Bush nella versione dell'86. Cerco però di non ascoltarla perchè ho la vaga impressione che mi porti sfiga.
11) Vedo almeno due film al giorno, spesso tre e quindi sul blog passa solo una parte di quello che vedo. Il mio record assoluto è un Natale di qualche anno fa passato a gozzovigliare sul divano vedendo film dalla mattina alla sera. Ne vidi sette, all'ottavo mi addormentai...

Ecco, ora sapete tutto o quasi di me . Passiamo alle 11 domande a cui i bloggers che premierò dovranno ( se vorranno ) rispondere:
1) Perchè hai avuto in mente di aprire un blog? Non  potevi drogarti o ubriacarti come fanno tutti gli altri?
2) Il tuo umore è mai influenzato dalle statistiche del tuo blog?
3) Con quale attività paghi le bollette e quale lavoro avresti voluto fare?
4) La tua più grande paura?
5) Il disco , il film e il libro che ti porteresti sull'isola deserta.
6) Sempre a proposito di isola deserta, con chi ci vorresti trascorrere qualche mese, giusto per conoscersi meglio?
7) Il tuo sogno irrealizzabile?
8) Se tu fossi un politico e ne avessi il potere che cosa faresti come prima cosa?
9) Un film che ti sei sempre ripromesso di vedere e invece non lo hai mai fatto?
10) Il film che avresti voluto vedere ma non è mai stato realizzato?
11) A quale regista proporresti una sceneggiatura scritta di tuo pugno e perchè( non vale dire perchè lo adoro come regista)?

Per quanto riguarda i bloggers a cui assegnare i premi diciamo che premierò quelli che visito spesso in rigoroso ordine casuale:
Complimenti ai premiati! e per favore non gettate maledizioni su di me...sono già abbastanza sfigato di mio....

domenica 24 marzo 2013

Il grande e potente Oz ( 2013 )

Oscar Diggs, illusionista da strapazzo in un circo che sta girando per il Kansas, scoperto nella sua ennesima tresca è costretto a scappare a gambe levate per non essere triturato da un forzuto collega. Scappa in mongolfiera munito solo del suo cappello a cilindro e dei suoi trucchi , si ritrova nel bel mezzo di una tromba d'aria e viene catapultato nell'incantato mondo di Oz, dove si spaccia ( quasi involontariamente ) per mago e dovrà fronteggiare non una ma ben tre streghe di cui una sola buona e che sta dalla sua parte.
Oscar dovrà tirare fuori tutto il suo ingegno per liberare il mondo in cui si trova dal clima di terrore instaurato dalle streghe cattive.
Sarà una lotta all'ultimo incantesimo. Pardon, all'ultima illusione.
Io sinceramente sono abbastanza stufo di andare al cinema ed essere preso per un minus habens da coloro che realizzano i blockbusters. Ma perchè oltre a fare molta attenzione alla parte visiva del prodotto ( che poi alla fine forse è la cosa più importante per venderlo, parliamo di prodotti che devono macinare soldi su soldi in ogni parte del mondo) non curano un attimo robetta importante come la sceneggiatura o scrivono dialoghi all'altezza di essere pronunciati da esseri umani mediamente intelligenti?
Ecco, Il grande e potente Oz  è questo: un bellissimo involucro che dentro contiene poco o nulla, talmente progredito sotto il profilo degli effetti visivi da suscitare meraviglia ma assolutamente deteriore sotto il profilo della scrittura cinematografica.
Con l'aggravante che sembra una riedizione di Alice in Wonderland di Tim Burton, di gran lunga il suo film peggiore ma anche quello che ha incassato molto più degli altri e questo qualcosa vorrà pur dire.
Almeno è una riedizione parzialmente in meglio: se è vero che il mondo di Oz ricorda molto da vicino il paese delle meraviglie burtoniano o meglio carrolliano, Raimi, nei pochi momenti di lucidità, inserisce qualche richiamo al suo passato orrorifico ( possibile che nessuno ci abbia visto L'armata delle tenebre?) e un omaggio evidente all'arte illusoria del cinema che aiuta a vincere sulle brutture della realtà.
Sarà un omaggio sincero oppure un qualcosa di  seconda mano dopo aver visto Hugo Cabret?
Bisogna dire che il film parte con la marcia giusta: un bianco e nero in formato 4:3 che fa entrare subito in un'atmosfera particolare e che in qualche modo cerca di far empatizzare la figura di questo maghetto di periferia, o meglio illusionista, imbroglioncello a cui non sembra andarne una giusta.
Ecco se fosse stato tutto così il film , probabilmente mi sarei alzato e avrei applaudito ai titoli di coda ( cosa che aborro sentitamente!).
Invece si sa, il bianco e nero non vende, i bambini davano già segni di cedimento dopo pochi minuti perchè un mondo monocromatico non fa per loro e quindi si è passati al bombardamento sensoriale di suoni e colori che magari fanno anche la loro porca figura ma sembrano solo essere il refugium peccatorum di chi ha poche idee ma ben confuse. Si procede per accumulazione , si sente aria di riciclo ( ancora Alice in Wonderland), non c'è alcuna progressione nei personaggi e quelli che sono introdotti hanno ben poco di interessante.
Normalmente in questo genere di film i cattivi sono decisamente più intriganti  rispetto ai "buoni": ecco qui non c'è neanche questo, la figura delle due streghe è un coacervo di banalità, sembrano uscite da una brutta favola per bambini, a metà tra l'insulso e la caricatura.
Il grande e potente Oz è il classico film in cui l'estetica pachidermica schiaccia il cinema, una vetrina dei prodigi della tecnica, una mostra mercato dei migliori effetti speciali disponibili al momento.
Del Raimi dei tempi migliori se ne avverte solo l'ombra.
E se l'illusione cinematografica fa vincere le battaglie, se questo big bang di suoni e colori da solo basta a far incassare palate di quattrini, in questo caso credo che sia il cinema il grande sconfitto in questo film e nei blockbusters come questo, prodotti di fabbrica assemblati senza un minimo di emozione.
A questo punto è meglio andarsi a rivedere Il Mago di Oz originale, quello di Victor Fleming, è bellissimo abbandonarsi di nuovo alle note di Over the Rainbow.
Che qui non c'è.
Il grande e potente Oz nulla ha potuto contro il copyright....

( VOTO : 4,5 / 10 )  Oz the Great and Powerful (2013) on IMDb

sabato 23 marzo 2013

Consigli per gli ascolti ( 5 )

ROTTING CHRIST: KATA TON DAIMONA EAYTOY ( Season of Mist , 2013) Tornano animati dal solito furore iconoclasta i Rotting Christ di Sakis, una leggenda del metal greco e della scena estrema tutta , visto che questi signori sono in giro da più di 20 anni.Dopo aver trovato nuova linfa vitale con il capolavoro Theogonia del 2007 venuto dopo un  prolungato periodo d'appannamento e dopo aver dato alle stampe il controverso Aealo sopraffatto forse dalla sua rigida marzialità, Sakis e company parzialmente correggono la rotta per un ritorno al passato con un disco che sembra l'ideale trait d'union tra le due opere precedenti. Cospicui accenni folk in alcuni brani come la bellissima title track si alternano a pezzi un po' più rigidi nella loro struttura come quella sorta di nenia blasfema che è Grandis Spiritus Diavolos forse un po' ripetitiva ma di grande impatto o  come anche l'opener In yumen-Xi balba che è costruito su unico quadratissimo riff che si ripete per tutti e 4 minuti di durata. Interessante il lavoro alla voce di Sakis che cambia spesso tonalità riuscendo a dare colore ai vari brani. Sicuramente meno indigesto di Aealo ma siamo lontani dalla preziosa immediatezza di Theogonia.( VOTO : 7+ / 10 ) .
DALRIADA : NAPISTEN HAVA ( Nail Records , 2012 ) Credo che questo Napisten Hava sia uno dei migliori dischi folk metal dati alle stampe nell'anno passato. I Dalriada vengono dall'Ungheria, usano orgogliosamente la lingua madre per la loro musica, sono un combo collaudatissimo che calca le scene dal 1988 e con questo Napisten Hava sono arrivati al settimo full lenght ( peccato che solo gli ultimi due dischi hanno varcato i confini magiari). Come punto di riferimento posso fare i Korpiklaani più seri oppure i Mago de Oz soprattutto per la capacità che hanno i Dalriada di coniugare felicemente  folk e metal non alternandoli semplicemente all'interno dello stesso brano , ma fondendoli e rendendoli una cosa sola. Laura e Andras si dividono le parti cantate in un cd che non ha un attimo di cedimento e può ambire anche ad avere pubblico al di fuori della scena metal. E' impossibile stare fermi mentre si sente questo disco, sicuramente il piedino parte a dettare il ritmo e partono anche le mani a suonare un violino immaginario...
Il sound dei Dalriada è talmente ricco di strumenti( a parte l'onnipresente violino anche flauti, cornamuse e altri strumenti tradizionali), sfumature e suggestioni che dispiace vederli relegati in un limbo.Ecco, ora mi è tornata la voglia di andarlo a riascoltare...( VOTO : 8 / 10 )
DIN BRAD : DOR ( Prophecy Productions, 2012). Per un disco di folk che mi ha veramente entusiasmato come quello dei Dalriada ecco uno che mi ha provocato un'orchite fulminante nei suoi "soli " 39 minuti di durata ( il soli è tra virgolette perchè in realtà quando lo si ascolta Dor sembra interminabile). Ennesimo gruppo nato da una costola dei geniali Negura Bunget i Din Brad  nel tentativo di recuperare la reale musica rumena popolare del passato mettono in mostra il lato deteriore del folk: accanto a due voci femminili che si alternano al microfono ( due voci non eccezionali, anzi su di una ho molte riserve per quanto riguarda timbrica e intonazione) ci sono brani che sembrano cantati dai classici vecchini di paese che intonano, si fa per dire, le vecchie canzoni tramandate oralmente dai loro padri e dai padri dei loro padri. In sottofondo tante percussioni che fanno molto ambient: il problema è che ascoltare queste nenie per uno-due minuti va bene ma ascoltarle più a lungo provoca edema testicolare. A parte che le varie canzoni si somigliano tra di loro in modo inquietante bisogna sottolineare anche il fatto che alcuni di questi vecchini siano stonati come campane e rendano il tutto veramente inascoltabile. Per me sono bocciati su tutta la linea eppure incredibilmente in rete ho trovato recensioni che parlano di disco intenso e sofferto....Boh! Ascoltando Dor la sofferenza è stata solo la mia. Da evitare come la peste bubbonica. ( VOTO : 2 / 10 ) 
BLAZE OF SORROW : ECHI (Sun & Moon Records, 2012 )  Interessante anche se di difficoltosa fruibilità il lavoro degli italianissimi Blaze of Sorrow che scelgono anche la nostra lingua madre per esprimersi in musica, scelta assai temeraria visto il genere proposto dal duo ( una musica che si muove tra le estremità di arpeggi di chitarra eterei, quasi folk e di sfuriate black a folle velocità .  Le liriche sono molto interessanti così come è meritorio il lavoro di Peter al microfono con la sua voce sofferta che ha un che di apocalittico, come se quelle corde vocali appartenessero a uno che sa di non avere un domani da vivere. E' un disco difficile da assimilare in pochi ascolti, oscuro e tetro, ma questa sua profondità ripaga i coraggiosi che avranno la tempra di addentrarsi tra le spire del loro sound multiforme. La band a cui mi viene più naturale accostarli sono gli Agalloch, fatte salve le debite differenze. I Blaze of Sorrow cercano di uscire dalle convenzioni e credo che l'etichetta loro affibbiata di band di black metal atmosferico gli vada decisamente stretta. ( VOTO : 7 / 10 ) .
MALNATT :PRINCIPIA DISCORDIA ( Bakerteam Records, 2012 ) Altro disco di musica estrema italiana e cantato in italiano. I bolognesi Malnàtt propongono una sorta di grezzissimo black'n'roll che si adagia spesso su medie velocità non disdegnando però accelerazioni virulente. Il punto forte di questo gruppo è l'attitudine ironica che li contraddistingue , fanno sarcasmo a modo loro con il loro umorismo abrasivo,  in un ambiente dove imperano blasfemie assortite, croci rovesciate  e satanismi spesso di comodo. I Malnàtt parlano d'altro nelle loro liriche veramente pregevoli dal punto di vista formale: amore da una prospettiva particolare ( di uno che baciando una fanciulla pensa allo scheletro che c'è dentro), di centri commerciali come ritrovi di rituali consumistici pagani oppure di pedofilia nella geniale Don Matteo che arriva a essere oltraggiosa e di oscenità quasi insostenibile nel suo refrain pur senza usare parole sconce ( sentire per credere).
Dischetto estremamente piacevole arricchito dalla teatralità  di un eccellente vocalist come Porz che arricchisce con la sua vena recitativa i brani. Da ricordare anche Manifesto Nichilista e la "suina" Ave Discordia. ( VOTO : 7,5 / 10 ) .
TROLDHAUGEN : RAMSHACKLE ( Autoprodotto, 2012 ). I Troldhaugen sono una delle cose più folli che abbia avuto occasione di ascoltare in questi ultimi tempi. Immessi non si sa perchè nel calderone black ( di cui conservano però vestigia soprattutto per quanto riguarda le parti vocali) in realtà sono qualcosa di molto più complesso che racchiude al suo interno musica estrema, folk, echi swing che danno al tutto un tocco teatrale e anche un pianoforte in pieno stile ragtime.
10 brani più un intro per un totale che non arriva nemmeno a 30 minuti di follia sonora pura  con un attitudine scanzonata che è la vera carta vincente di Ramshackle. Impossibile non farsi catturare da Beast wagon ( brano che si può ascoltare dieci volte di seguito senza stancarsi) che racchiude in meno di 3 minuti tutto la filosofia dei Troldhaugen e da una canzone come Slaughterhouse swing che assieme alla succitata Beast wagon è la migliore del lotto. Da ascoltare assolutamente. ( VOTO : 8 / 10 )

Insensibles ( 2012 )

Catalogna, inizi anni '30: succedono strane cose in un villaggio in mezzo alle montagne , ci sono dei bambini a cui accadono misteriosi incidenti perchè non sono in grado di provare il dolore. Su decisione delle autorità del paese che li ritiene pericolosi perchè vittime presunte di un morbo sconosciuto, vengono rinchiusi dentro un sanatorio in quarantena e imprigionati  in celle imbottite dove è impossibile per loro farsi del male. Per studiarli e per fuggire dalla persecuzione degli ebrei da parte del Reich, arriva dalla Germania il professor Holzmann che cerca di insegnare scolasticamente ai bambini che cosa vuol dire provare dolore fisico. Ma la guerra civile impazza anche in questa parte remota di Spagna e un bambino, Benigno, quello che ha mostrato i sintomi più preoccupanti di aggressività e di autolesionismo, viene "dimenticato" nella prigione.
Epoca presente: David Martel, un brillante neurochirurgo si salva per miracolo da un incidente d'auto in cui muore la moglie in avanzato stato di gravidanza che comunque riesce a dare alla luce il bambino immediatamente posto in incubatrice. Durante gli accertamenti in seguito all'incidente al medico viene diagnosticato un tumore linfatico che gli lascia pochissime speranze di vita se non si sottopone a un trapianto di midollo osseo. Ha i genitori in vita e li informa della situazione anche perchè uno di loro dovrebbe essere il donatore. Ed è proprio in quel momento che scopre di non essere il figlio naturale delle coppia.
La sua storia e quella di Benigno sono legate da un filo spezzato troppo presto dalle vicessitudini della storia e dai drammi personali.
In Spagna dagli inizi del nuovo millennio in poi grazie a cineasti come Del Toro ( messicano di origine ma sempre con lo sguardo puntato sulla storia spagnola), Villaronga, Bayona , De La Iglesia, Balaguerò e Plaza c'è stata una rinascita del genere horror che è stato interpretato in maniera assai personale dai vari registi. La costante di fondo è che il loro cinema spesso ha affondato le sue inquietanti radici putride nel periodo più oscuro della storia recente spagnola , quello della guerra civile e delle persecuzioni legate al franchismo che ha oscurato le coscienze fino agli anni '70.
In questa ottica sono da rileggere film come La spina del diavolo, Il labirinto del fauno, Tras el cristal, Pan negro, Orphanage e anche altri non strettamente appartenenti al genere come il recente Ballata dell'odio e dell'amore di De La Iglesia.
E a mezza strada si situa questo Insensibles, esordio nel lungometraggio di Juan Carlos Medina che narra su un doppio piano temporale una vicenda che si perde nei meandri oscuri della storia recente spagnola a cui fatalmente si va a riunire la disavventura di un neurochirurgo che è costretto a cercare il suo passato spazzato improvvisamente via dalla rivelazione dei suoi genitori.
Medina smorza ( volontariamente?)  il potenziale orrorifico del suo racconto in favore della descrizione del dramma personale sia nella storia presente che in quella ambientata nel passato.
I bambini che sono insensibili al dolore per chissà quale incantesimo sono abbastanza accantonati e si racconta solo l'oscura e triste vita di Benigno, costretto suo malgrado a tramutarsi in una belva feroce.
Anche questa però riletta melodrammaticamente alla luce del suo amore per la bambina della cella accanto, amore come si vedrà non privo di conseguenze.
Insensibles è quindi un accorata ricerca delle proprie origini, un rivangare un passato oscuro che ancora getta le sue pesanti ombre sul presente, una lotta continua contro il clima omertoso che circonda il protagonista e che è lo stesso che ha circondato la Spagna fino alla scomparsa del caudillo Francisco Franco.
Siamo lontani dagli esiti artistici di Del Toro o di Villaronga ma Insensibles tiene botta grazie a una messa in scena accurata e a una gestione oculata dei due piani temporali gestiti con un ritmo sufficientemente alacre tanto da non annoiare uno spettatore che tuttavia capisce subito dove il film voglia andare a parare.
Il problema del film di Medina è che è molto più stuzzicante la storia dei bambini che non riescono a provare dolore fisico rispetto alla storia del presente che a conti fatti è quella a cui viene dato più risalto.
Ed è proprio per questo che alla fine della visione Insensibles, soppesati pregi e difetti,  ha il retrogusto amarognolo dell'occasione mancata.

( VOTO : 6 / 10 )  Painless (2012) on IMDb

venerdì 22 marzo 2013

La frode ( 2012 )

Robert Miller alla vigilia del suo sessantesimo compleanno è un uomo che ha tutto dalla vita,anche più di tutto perchè oltre a un impero finanziario che sta vendendo per nascondere le sue acrobazie contabili ( ma che volete che siano 400 milioni di dollari spariti nel nulla...), ha una moglie devota che gli chiede giusto un assegno da due milioncini  per le sue attività benefiche, una figlia anche lei nel campo della finanza che Robert mette facilmente a tacere quando lei scopre le crepe nei bilanci dell'impero del padre e per non farsi mancare nulla ha anche una giovane amante con pretese artistiche che gli complica enormemente la vita.
E che è capace di complicargliela anche da morta perchè quando hanno un incidente in auto e lei rimane uccisa, lui inanella un errore dietro l'altro per nascondere la sua presenza a bordo della macchina. Oltre a lottare per non far andare in rovina il suo impero finanziario si trova a fronteggiare anche lo sgualcito detective Bryer che indaga sulla morte dell'amante di Robert.
La frode narra una storiaccia di capitalismo dei giorni nostri aggiornata ai tempi della crisi finanziaria : non si fanno nomi noti alla cronaca ma riecheggia tutto quello che purtroppo abbiamo bene conosciuto dai notiziari.
Una capitalismo deteriore che muove soldi virtuali i quali, però,  hanno effetti concreti sulle vite di chi è ai gradini più bassi della scala sociale , che acquista contorni quasi fantascientifici per noi poveri umani abituati a combattere per i 5 euro quando sentiamo parlare di milioni di dollari trattati come bruscolini dai protagonisti in campo.
E' fantascienza perchè è come se vedessimo scene da un altro pianeta: loro vanno al ristorante e ordinano una cena che costa il doppio di uno stipendio di un impiegato normale, fanno e disfanno quello che vogliono eppure i loro errori ricadono sempre sugli altri, su coloro che non abitano il loro mondo.
La frode è un film che si articola su due livelli: il primo è il racconto della crisi finanziaria e la lotta di Robert Miller per evitare il tracollo di tutto quel castello di carta filigranata che ha costruito, milioni di dollari virtuali che però gli hanno permesso di vivere da nababbo. Il secondo livello del racconto è il tentativo di intrusione da parte del mondo reale in questo pianeta virtuale  sotto forma del detective Bryer, uomo apparentemente sotto la media , sgualcito come i vestiti che indossa e che sotto l'aria alla Colombo ( l'immortale detective interpretato da Peter Falk) nasconde un cuore di tenebra da arrivista senza scrupoli.
Nicholas Jarecki ( ora oltre ai figli  bisogna stare attenti anche ai fratellastri d'arte) al suo esordio nel lungometraggio sceglie di non complicarsi troppo la vita dando al tutto una linearità assoluta, senza troppi sofismi , mettendo in scena un racconto immorale torbido in cui non si salva proprio nessuno.
Non si salva Robert che è disposto a tutto pur di non rimetterci soldi e libertà, la moglie che non esita a ricattarlo, l'amante che si fa mantenere e pretende maggior attenzione, la figlia animata da solidi principi morali che naufragano di fronte alla realtà, il ragazzo che aiuta Robert a fuggire dalla scena dell'incidente che accetta gli sporchi soldi di Robert sotto forma di fondo fiduciario e non si salva neanche il detective Bryer che non esita a infrangere la legge pur di inchiodare i sospettati.
Notevole il lavoro del cast in un film che regala solido intrattenimento scegliendo di non volare troppo alto, con un Gere che letteralmente sguazza nella parte di un Gordon Gekko su scala ridotta e che dimostra ancora una forma invidiabile all'alba dei suoi 64 anni.
Il buon Richard in questi anni non ha mai cambiato fisionomia, gli anni non lo hanno stravolto come successo ad altre stars hollywoodiane e non : l'unica cosa è che ha cambiato colore, da nero corvino è diventato argentato come lo yorkshire della signora del palazzo accanto...

( VOTO : 6,5 / 10 )  Arbitrage (2012) on IMDb

giovedì 21 marzo 2013

Tutti i santi giorni ( 2012 )

Guido e Antonia sono due thirtysomethings dai caratteri  antitetici che, come per un incantesimo, ma è solo la realtà occupazionale, si ritrovano a vivere una condizione lavorativa dagli orari diametralmente opposti : lui, classicista ha abbandonato le prospettive di una carriera accademica per stare vicino a lei, impiegata in un autonoleggio, che ha il grosso rimpianto di non aver mai tentato di sfondare nel campo della musica. Lui carattere mite, posato, fin  troppo tranquillo e permissivo mentre lei che si sente una PJ Harvey o una Patti Smith mancata è una vera e propria iena punk: permalosa , prepotente e decisamente insofferente di regole e convenzioni.
Lui ogni mattina le legge la biografia di un santo e praticamente sempre ci scappa qualche altra cosa di ben più peccaminoso...
Vorrebbero avere un bambino ma tra lui che non ha spermatozoi centometristi e lei che ha ovuli che faticano a maturare , non riescono neanche con la fecondazione assistita.
Lei va in crisi e arriva ad andare via di casa, lui fa di tutto per ritrovarla ...
Tutti i santi giorni è il tentativo di adattare all'italian way of life tanta commedia sentimentale giovanilistica americana. Il problema è che gli spazi sconfinati degli States sono sostituiti dalla soffocante periferia romana e l'American Dream è rappresentato qui da un mesto stuntman che si chiama futuro senza prospettive e vita delle occasioni mancate. La strada comune che percorrono Guido e Antonia è il boulevard dei broken dreams, dei sogni spezzati, infranti.
Ma dopo aver introdotto una periferia e vicini di casa che fanno della coattitudine ( si dice? se non si dice licenza poetica) la loro filosofia di vita, Virzì che fa? per paura di far pensare troppo il suo pubblico e di rendergli il film indigesto per troppa critica "sociale" ( le virgolette sono d'obbligo, Virzì è sempre stato un divertito osservatore della nostra realtà ma non ha mai affondato le unghie nella denuncia come sotto mentite spoglie faceva il nostro cinema nella magica stagione della commedia all'italiana ) cerca di edulcorare la pillola, lavandola all'acqua di rose in un film che ha la pretesa di descrivere la realtà di tutti i santi giorni ma che in realtà sembra un romanzetto d'appendice in cui quella che vediamo su schermo è solo uno scimmiottamento di vita vissuta.
Il precariato lavorativo che genera il precariato sentimentale in questo film è una rappresentazione in fondo rassicurante, anche troppo, totalmente disgiunta da quello che vediamo intorno a noi quotidianamente.
Come al solito Virzì cerca di non esagerare nel macchiettismo di certa commedia italica ma stavolta gli scappa qualcosa nella caratterizzazione dei personaggi :abbiamo un toscano che sembra avere il cervello non particolarmente fino per accorgersi di quello che lo circonda ( Guido è talmente prigioniero dei suoi studi classici e dei suoi libri che sembra vivere su una nuvoletta), una donna sicula che non vuole che i genitori le scassino la minchia, Antonia, con un desiderio di maternità che è come una droga e simpatica come un gatto che ti ha affondato le unghie nei marroni e dulcis in fundo  una coppia di vicini che sembrano usciti dal peggior reality televisivo, lui col cervello nei bicipiti anabolizzati e lei che sembra un surrogato della Micaela Ramazzotti che in abiti parecchio discinti avevamo conosciuto in Tutta la vita davanti , animato almeno da quel pizzico di cattiveria che sembra mancare a questo ultimo film targato Virzì.
Tutti i santi giorni scorre pigramente in maniera un po' anonima ma non del tutto spiacevole con alcune gags che fanno anche sorridere ( tipo gli incontri col ginecologo del Papa, che deve essere uno bravo oppure le gare tra gli aspiranti papà per arrivare alla stanza di raccolta del seme o anche la gag del maniaco sessuale giapponese che fa delle avances a Guido) ma complessivamente mi sembra un passo indietro nella carriera di Virzì anche rispetto a quel La prima cosa bella tacciato da tutto il globoterracaqueo di fastidioso buonismo.
In Tutti i santi giorni il buonismo c'è tutto ed è anche mascherato in maniera un po' goffa.
Peccato per quel retrogusto amarognolo che non si riesce a sentire neanche dopo aver lasciato sedimentare adeguatamente il film.
Avrebbe decisamente giovato.
Perchè in fondo la realtà che stiamo vivendo è un po' il contrario di quello che vediamo in Tutti i santi giorni: amara e se siamo fortunati si riesce a sentire un retrogusto dolciastro che incita ad andare avanti alla ricerca di tempi migliori....

( VOTO : 5,5 / 10 )  Every Blessed Day (2012) on IMDb

mercoledì 20 marzo 2013

The Bay ( 2012 )

A Chesapeake Bay sono in pieno svolgimento i festeggiamenti per il 4 luglio : il paese è tutto in festa e passano decisamente in secondo piano alcuni avvenimenti inquietanti come un 'imponente moria di pesci nella baia e il ritrovamento di due oceanografi che stavano facendo ricerche nel mare antistante la piccola località turistica, uccisi a quanto pare dall'attacco di uno squalo. Quando durante la festa molti cominciano ad accusare strani sintomi di malessere e con comparsa di pustole su tutto il corpo, il sindaco cerca di minimizzare quanto sta accadendo. Ma la strana epidemia si sparge a velocità impressionante, l'ospedale è pieno, i medici non sanno come trattare questa strana malattia e la gente comincia a morire tra atroci sofferenze. Il tutto raccontato attraverso il reportage di una giornalista dilettante, Donna Thompson, riuscita a sfuggire all'epidemia e soprattutto capace di aggirare, attraverso internet, i divieti di parlare dell'argomento da parte del governo.
Uno come Barry Levinson, regista di questo film,  credo che non abbia bisogno di presentazioni: premiato con l'Oscar e con una miriade di altri riconoscimenti che fanno bella mostra di sè nella sua affollata stanza dei trofei, è un cineasta che a 70 anni suonati sembra che abbia ancora voglia di sperimentare e lo fa in un genere in cui prima d'ora non si era mai cimentato.
E questo è già piuttosto strano se si pensa che l'horror è spesso il punto di partenza di molti registi poi diventati ricchi e famosi : penso al Coppola frutto pregiato della Corman factory di Dementia 13, allo Spielberg di Duel o Lo Squalo, al Cameron di Piranha paura e purtroppo anche al Raimi che ora sta impazzando con film che non hanno più niente a che fare col genere che gli ha dato la gloria.
Se la commedia o il cinema più easy  in genere è il refugium peccatorum di registi e attori  in cerca di incassi, stupisce che uno come Levinson si misuri con un genere con cui non si è mai nemmeno confrontato e che sicuramente gli farà guadagnare molte critiche, coadiuvato nella produzione dall'onnipresente Oren Peli ( e comunque The Bay per quanto mi riguarda da solo vale molto più di tutta la filmografia dell'israeliano) e dagli orridi fratelli Strause , apprezzatissimi tecnici degli effetti speciali che hanno pensato bene di dirigere in prima persona una schifezza come Skyline.
Diciamolo subito: The Bay non racconta nulla di nuovo nel campo del mockumentary e del found footage film che oramai sono generi che probabilmente hanno dato tutto in termini di creatività ( anzi hanno anche scassato abbastanza per via della loro ripetitività) ma quello che narra lo fa fottutamente bene.
Levinson sembra non aver fatto altro nella sua carriera: alternando le fonti di ripresa tra chiamate telefoniche ansiogene, videoriprese della giornalista dilettante che narra tutto praticamente in prima persona, telecamere di servizio degli ospedali e delle macchine della polizia, crea un ritmo elevatissimo che non dà tregua allo spettatore che per 80 minuti è incollato allo schermo da questa apocalisse biologica in atto.
Gli effetti speciali , usati con parsimonia e nei momenti giusti, sono abbastanza vintage ma contribuiscono efficacemente a rendere il clima ancora più teso.
In un clima di tensione che ricorda parecchio robetta come Piranha e Lo squalo , il film procede veloce e affilato come uno stiletto per gli 80 minuti scarsi della sua durata , senza un attimo di pausa o di cedimento.
Anzi l'incipit che di solito in questo genere di film è la parte meno accattivante è una delle cose migliori: Levinson si diverte a fare letteralmente a fettine sottili sottili la perfetta american way of life riproposta in scala ridotta nel paese di 6200 abitanti di Chesapeake Bay: la festa paesana, le corse tra bambini, le gare a chi ingurgita più granchi e tutto il clima gioioso vengono spazzati via dal sospetto prima di un attacco terroristico ( classica fobia americana) e poi dalla consapevolezza sempre più pressante di un apocalisse microbiologica,  mutazioni della natura provocate da attività ecocriminali dell'uomo.
Il messaggio, forse anche un po' stantìo, è sempre il medesimo: i mostri vengono creati da chi manifesta sprezzo per le regole e per chi non ha contezza di che cosa vuol dire avere rispetto per la natura.
Nulla di nuovo quindi ma se siete allergici o avete terrore di crostacei et similia questo film non risolverà i vostri problemi, anzi.
Se invece volete vedere Miss Carapace e soprattutto la fine che fa o se volete un intrattenimento cazzuto per 80 minuti scarsi , allora The Bay è ottimo.
I messaggi vari li lasciamo al cinema più impegnato.

( VOTO : 7 / 10 )  The Bay (2012) on IMDb