I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

venerdì 31 gennaio 2014

FILM VERGOGNA

Ed eccoci al giochino inventato dal Cannibal Kid di Pensieri Cannibali che è una sorta di autosputtanamento 2.0 in grande stile.
 Dopo i film che avremmo tutti dovuto vedere e in realtà non abbiamo mai visto ecco i film che non avremmo mai dovuto vedere e che in realtà abbiamo visto e anche con sommo piacere, con quel mucho gusto che non accenna a diminuire nè col passare degli anni , nè col passare delle visioni.
Altro che fare i fighi con Bela Tarr, Kubrick o Tarkovskij, qui di parla di cinema spazzatura che però ci piace tanto . Diciamo film monnezza o presunti tali che per un motivo o per l'altro continuiamo indefessamente ad amare, forse anche qualcosa in più di un semplice guilty pleasure.
Et voilà si aprano gli armadi per far uscire altri scheletri e ci si prepari di nuovo alla pubblica gogna cospargendo il capo di cenere e procedendo all'autofustigazione pubblica come estremo atto di contrizione.
Ammetto fin d'ora tutte le mie colpe in questa lista compilata in
ordine sparso.
PORKY'S - QUESTI PAZZI PAZZI PORCELLONI  A dir la verità li amo un po' tutti e tre ma il primo . del 1982 ce l'ho nel cuore perchè è stato il primo film vietato ai minori di 14 anni che sono andato a vedere al cinema...pronto con la mia bella carta di identità da sventolare di fronte al naso del bigliettaio...e invece lui mi guardò in faccia e non mi chiese nulla...Le gesta di Pipino, Pilone, Imene Perenne, Lassie and company le conosco a memoria così come la mitica scena dell'Identikaz in cui Miss Balbricker dal preside continua ad affermare che l'ammenicolo che ha appena visto nella doccia delle donne (e a cui si attaccata con violenza) lo riconoscerebbe tra mille...e lui che continua a cercare di trattenere le risate incontrollate mentre dietro il suo segretario sta letteralmente morendo.Ecco sto ridendo anche al solo scriverne...
DR CREATOR- SPECIALISTA IN MIRACOLI : Ivan Passer è un cineasta che fece molti film più memorabili di questo  e anche Peter O' Toole era un attore da ricordare per ben altre interpretazioni. Ma adoro alla follia questo film, le storie d'amore che lo percorrono, la sua aria sbarazzina, il suo romanticismo sfacciato e poi Virginia Madsen, bella, giovane e adorabile come mai non è stata.
NAPOLI VIOLENTA Ecco qui apriamo un capitolo importante della mia formazione cinematografica: il poliziottesco. Un genere che durante gli anni '70 incassava da matti con le varie città violente, che sparavano o che si incazzavano e che a me è sempre piaicuto anche negli esponenti più deteriori.
Però non erano tutti brutti, anzi molti erano fior di film d'azione come questo Napoli Violenta, una delle prove migliori alla regia di quel drago della macchina da presa di Umberto Lenzi e forse il film più conosciuto di un attore bello, cazzuto e spericolato come Maurizio Merli che girava senza controfigura , anche quando saliva 'ngoppa alla funicolare per inseguire i malfattori. Paul Newman non l'avrebbe fatto e forse neanche Belmondo che , come il grande Maurizio, girava senza controfigure....
IL VIZIETTO Mio padre quell'anno mi portò a vedere al cinema sia L'albero degli zoccoli ( che mi sconvolse e che mi fece innamorare definitivamente della Settima Arte), sia Il  Vizietto e mi ricordo che all'epoca, anche se ero un bambino, quasi collassai per il ridere, quasi mi dovettero portare via a braccia dal cinema. E con gli anni l'ho rivisto parecchie volte in tv e ogni volta quando lo becco mi fermo a guardarlo per l'ennesima volta. Le schermaglie tra Tognazzi e Serrault sono qualcosa di impagabile.
SQUADRA ANTITRUFFA  e Tomas Milian in genere nelle sue varie incarnazioni di Nico Giraldi in cui è doppiato da Ferruccio Amendola. Un personaggio creato a tavolino, spesso un lavoro grossolano di taglia e cuci al doppiaggio e anche nelle scene d'azione in cui la controfigura di Tomas è rigorosamente a vista, il suo lessico romanesco a prova di bomba coadiuvato da un caratterista di altri tempi, Bombolo, assieme al quale furoreggiava. Mi vergogno a dirlo ma amo quei film che sono vera e propria spazzatura.
Ma ancora oggi mi fanno ridere con tanto, tanto gusto.
VIENI AVANTI CRETINO e L'ALLENATORE NEL PALLONE : altro capitolo dei miei guilty pleasures...ma veramente molto ma molto guilty: Lino Banfi che alla fine degli anni '70 e agli inizi degli anni '80 è stato il mio segreto cinefilo meglio nascosto. Due momenti mitici: nella sagra /omaggio all'avanspettacolo che è Vieni avanti cretino: il finale con il dottor Tomas che mi fa veramente scompisciare ogni volta che lo L'allenatore del pallone è uno di quei film che conosco praticamente a memoria: Banfi è insuperabile nel personaggio di Oronzo Canà e insuperabile è anche il finale con il buon Oronzo portato in trionfo con lui che dice " M'avrete preso per un coglione!" e la folla festante " No, sei il nostro eroe!!" . Da ridere fino alle lacrime.
vedo ( e visto che ho il dvd l'ho rivisto tante volte) e la canzone di Filomegna Galoppeira intonata da Banfi che ho addirittura registrata sul mio telefonino.
IL MARCHESE DEL GRILLO: anche questo visto al cinema , considerato uno dei film meno riusciti di Monicelli ma per me rimane uno dei film più divertenti che abbia mai visto. L'Onofrio Del Grillo interpretato da Alberto Sordi è l'incarnazione del perfetto italianuccio, debole con i i forti e forte con i deboli ma con in più una voglia insana di divertirsi alle spalle del prossimo e se è anche un po' sfigato , meglio ancora.
La parte del film in cui Gasperino il carbonaro si trova a vivere nei panni del Marchese è una delle cose più divertenti che mi ricordi di aver visto al cinema....
SUPERFANTOZZI : certo i primi due Fantozzi ( forse anche il terzo) restano insuperati. Il parafulmine nel finale del Secondo tragico Fantozzi è uno dei miei primi ricordi cinematografici da bambino, quella notte tempestosa nel buio della sala evidentemente mi impressionò molto.
Superfantozzi , ovvero l'antologia del ragioniere in viaggio nel tempo nel complesso mi ha fatto sempre
molto ridere ( anche se ci sono alcune gags abbastanza improponibili ) ed è condito da vari momenti memorabili: quando Fantozzi apostrofa Gesù con l'appellativo di Signor Notaro dopo che gli ha fatto resuscitare lo zio Lazzaro, oppure lui che al ritorno dalle Crociate si scontra con la cintura di castità che ha voluto far indossare alla moglie per non indurla in voglie malsane o anche  nei panni del kamikaze giapponese Tozzi Fan....beh , delirio puro, purissimo....
UN PESCE DI NOME WANDA: non è un film spazzatura e quindi forse non avrebbe diritto a essere inserito in questa classifica. Lo inserisco perchè il guilty pleasure di questo film , per il lavoro che faccio e per la coscienza animalista ( o forse solo animàla )che mi ritrovo , è il modo in cui vegono spiaccicati orribilmente gli yorkshire della vecchietta che ha visto in faccia i rapinatori e i sensi di colpa di Michael Palin che immancabilmente invece di far fuori la vecchia riesce sempre a centrare i suoi cani.
Come prima lista di FILM VERGOGNA , la finisco qua , ma me ne verrano decine di altri in mente.
Termino con alcune scene assolutamente mitiche in film che quasi mi vergogno di aver visto: la canzone " Benvenuti a 'sti frocioni " alla trattoria della Parolaccia indirizzata a Lino Banfi durante Fracchia la belva umana ( altro film forse da inserire in lista ), la leggenda narra che questa scena fosse nata direttamente sul set  grazie alle doti di improvvisazione di Lino Banfi, lo spelling del nome Attila  fatto da Abatantuono in Attila, flagello di Dio ( " Ma che siete una tribù di handicappati? A come atrocità, doppia T come terremoto e tragedia, I come iradiddio, L come Lago di Sangue ecc ecc ) e infine la sequenza di Reggie in Bad Boys 2 in cui Will Smith e Martin Lawrence terrorizzano un povero ragazzo, Reggie, che esce assieme alla figlia di Lawrence.
Ecco quando mia figlia avrà 15 anni ( e manca poco ) e verrà un ragazzetto a bussare alla porta per uscire con lei...ecco io sogno fin da ora di ripetere la scena di Reggie...magari chiamo anche il mio amico Antonio, faccia da ergastolano come poche, uno al cui confronto Hannibal the Cannibal  sembra un seminarista....
Ok , per oggi è tutto!

giovedì 30 gennaio 2014

The Wolf of Wall Street ( 2013 )

La storia vera , romanzata nei punti giusti, di Jordan Belfort, diventato broker professionista a Wall Street nel momento sbagliato ( quello nero del 1987 ) e gettato sul marciapiede nello stesso giorno, che, ripartendo da zero, riesce a creare un impero finanziario vendendo azioni  di società senza alcun valore e incassando commissioni da capogiro. Milionario a 26 anni, con così tanti soldi da non sapere dove buttarli, tossicomane e sessuomane senza speranze , dopo pochi anni si ritrova tallonato dall 'FBI per tutte le sue malefatte ed assaggerà, anche se per poco, le patrie galere. Giusto perchè ha fornito nomi di altri truffatori come lui....
The Wolf of Wall Street segna la quinta collaborazione tra DiCaprio e Scorsese , un connubio sinergico che ha portato il piccolo , si fa per dire , Leo a livelli mai raggiunti prima, neanche con Tarantino, e il grande Martin a ritornare ai fasti del suo cinema migliore.
Scorsese è la mente è DiCaprio il braccio operativo in questo apologo sul denaro che rovina le coscienze , un film che rappresenta il tracollo che subisce ogni essere umano ( non per generalizzare ), di fronte al potere e ai soldi.
Questa pellicola ha scatenato molte polemiche perchè è stata vista come un'esaltazione delle gesta di Jordan Belfort ( presente in un cameo alla fine del film) da parte di chi è stato da lui truffato ma non c'è niente di più sbagliato.
Non si farebbe giustizia alla carriera cinematografica di Scorsese e soprattutto alla sua visione eticoreligiosa data dalla sua educazione rigidamente cattolica che traspare da ogni suo film da Mean Streets in poi.
Se dal punto di vista sostanziale il ritratto del lupo ( uno dei tanti lupi, forse con quello con i denti più aguzzi) di Wolf Street è improntato alla caricatura, al grottesco, alla deformazione quasi comica con uffici, appartamenti e addirittura aerei che si trasformano in sedi ideali per baccanali in cui tutto è permesso , dal punto di vista cinematografico l'ultimo lavoro di Scorsese è un vertiginoso caleidoscopio in cui vien fuori prepotente il suo virtuosismo mai fine a se stesso.
Imperiose carrellate in avanti , una macchina da presa sempre mobile a catturare la prospettiva migliore, una regia pronta a catturare le finezze portate in dono da un cast all'altezza ( perchè oltre a DiCaprio, sono da urlo anche tutti i comprimari, dal primo all'ultimo, con un Jonah Hill sontuoso ) ma soprattutto a far quasi toccare con mano gli eccessi di Jordan Belfort and company, una manica di svitati , drogati ed erotomani che si divertono a fare i Robin Hood all'incontrario, rubando ai poveri per diventare essi stessi ricchi da fare schifo.
Quella di The Wolf of Wall Street non è una storia votata all'edulcorazione di quanto realmente è successo, non una semplice affabulazione ma un tentativo , riuscito, di catturare lo spirito di una vita stupidamente votata all'eccesso di ogni tipo, con la droga che diventa quasi un supporto per sostenere le idee di finanza creativa , molto creativa, di Jordan e soci.
Jordan Belfort non è il  Gordon Gekko del nuovo millennio , è semplicemente un cialtrone masticato e risputato da una vita votata ad ogni tipo di eccesso e a cui è stato negata la seppur minima possibilità di catarsi.
Non ci può essere nessun tipo di catarsi per uno che con le narici ha tirato su di tutto o per chi ha gettato sul lastrico intere famiglie e imprenditori onesti.
E Scorsese in questo sorpassa in tromba i sussulti moralistici di un Oliver Stone o di un documentario alla Michael Moore.
Per lui una figura sopra e oltre le righe come quella di Jordan Belfort è un'ottima occasione per ritornare a parlare di Goodfellas da guardare quasi con umana compassione o a immergersi nella spirale vorticosa della bulimia del suo Casinò, per quanto mi riguarda il suo ultimo capolavoro.
Ecco, non uscivo così frastornato dal cinema, a causa di tutte le suggestioni e sollecitazioni subite in 3 ore di film praticamente mi sono sentito come un punching ball preso a pugni dal Mike Tyson di turno,dai tempi di Casinò e parliamo praticamente quasi venti anni fa.
Quello era un 10 pieno nella mia scala di valutazioni, The Wolf of Wall Street non sarà un 10 pieno come quello ma ci si avvicina parecchio.
Già da ora è uno dei film dell'anno....

( VOTO : 9 / 10 ) 

The Wolf of Wall Street (2013) on IMDb

mercoledì 29 gennaio 2014

Seria(l)mente: The Secret of Crickley Hall ( 2012 )

Produzione e distribuzione : BBC
Puntate: 3 da 60 minuti cadauna

Gabe ed Eve  Caleigh, i loro tre figli (e il cane) sono una normalissima famiglia londinese dalla vita forse un po' troppo piena. Eve un giorno porta il figlio piccolo, Cameron, a giocare in un piccolo parco giochi, il tempo di chiudere un attimo gli occhi per stanchezza e il figlio sparisce senza lasciare traccia.
Passano undici mesi , la scomparsa di Cameron ancora non è stata matabolizzata , così i Caleigh, complice un'offerta di lavoro ricevuta da Gabe in un posto di campagna fuori Londra decidono di trasferirsi temporanemente in una dimora chiamata Crickley Hall.
Magione che presto scopriranno abitata anche da fantasmi ed Eve avverte la presenza di Cameron. Tutti consigliano loro di abbandonare quella casa infestata , un ex orfanotrofio in cui nel 1943 morirono molti bambini a causa di un'alluvione, ma loro decidono di restare, convinti che riusciranno a conoscere la sorte di Cameron....
The Secret of Crickley Hall è un adattamento televisivo ad opera di Joe Ahearne, dell'omonimo romanzo di James Herbert del 2006.
Più che serie televisiva bisognerebbe parlare di miniserie perchè si conclude dopo solo 3 puntate e 180 minuti e non sembra che ci sia spazio per ulteriori aggiunte alla storia.
The Secret of Crickley Hall è una produzione televisiva da cui traspare un'attenzione certosina per la forma, classica della produzione BBC, a cui però non corrisponde un climax emotivo adeguato: la storia della scomparsa del piccolo Cam  ma soprattutto dell'elaborazione della sua mancanza da parte di Gabe ed Eve è alternata in maniera piuttosto lineare con la storia dell'orfanotrofio ,ambientata nel 1943,una brutta storia di maltrattamenti ai danni di poveri bambini, vanamente difesi da un'insegnante che ha intuito cosa accada veramente nelle mura secolari della casa.
E non stupisce neanche che venga alla luce ciò che malamente è stato nascosto per tanto , troppo  tempo riguardo alla sorte di quei poveri orfanelli
Il problema è che si empatizzano poco i personaggi e anche la presenza ( assenza) incombente del piccolo Cam nella seconda parte della fiction è tralasciata in favore di intrighi che incrociano il passato col presente e che fatalmente fanno decrescere l'interesse in un finale da thriller/horror abbastanza ordinario.
Nonostante l'aspetto raffinato The Secret of Crickley Hall non garantisce quel trasporto che ci si aspetterebbe e anche chi è interessato alla ghost story che caratterizza la seconda parte della miniserie troverà poco pane per i propri denti perchè ha tutto un sapore di già visto.
Se al 1943 di Crickley Hall si sostituisce il 1921 di 1921 -Il Mistero Di Rookford ( film di Nick Murphy del 2011, con cui questa miniserie ha analogie troppo evidenti per non essere notate ) cambia poco o nulla.
Anche se vengono modificati i fattori il prodotto non cambia.
Stessa grande tecnica, ottime interpretazioni da parte di tutto il cast che è veramente di ottimo livello, stessa ambientazione da urlo ( perchè anche il paesino che circonda Crickley Hall è uno di quei borghi incantevoli in cui il tempo sembra essersi magicamente fermato ) ma la suspense è diluita , forse troppo e l'emozione latita.
L'altra cosa che ha convinto pochino è la sensazione di aver affrettato il finale, a causa del tempo tiranno, comprimendo un po troppo la cascata di avvenimenti che porta alla risoluzione del mistero.
Un mistero che viene svelato un po' troppo presto e che non permette di appassionarsi troppo.
Solo per inguaribili appassionati di ghost stories.
Una miniserie in cui oltre alla forma, bellissima, perchè visivamente siamo a livelli di eccellenza, c'è poco altro , purtroppo.

( VOTO : 6  / 10)

  The Secret of Crickley Hall (2012) on IMDb

martedì 28 gennaio 2014

Un boss in salotto ( 2014 )

Da qualche parte nei dintorni di Bolzano in un Alto Adige lindo e pinto fatto di cottages totalmente eco compatibili, vive una classica famiglia del nord: Michele lavora come pubblicitario e ha necessità di avanzare di grado ( e di stipendio) perchè il bilancio economico della sua famiglia è in profondo rosso per le smanie arriviste della moglie Cristina che vuole assolutamente entrare nel salotto buono della sua cittadina e dalla porta principale cercando di ingraziarsi la moglie del capo del marito. 
Poi ci sono i due figli , Vittorio e Fortuna anche loro oberati delle attività che la madre impone loro. Un brutto giorno Cristina viene convocata alla locale caserma dei Carabinieri per essere informata che suo fratello, condannato ai domiciliari in attesa del processo, ha dichiarato di voler risiedere presso la casa della sorella che non si chiama Cristina ma Carmela ed è napoletana DOC e non altoatesina di sangue purissimo come aveva fatto sempre credere.
Il castello di carte di Cristina / Carmela crolla ingloriosamente pezzo per pezzo ma la presenza del fratello in casa all'inizio porterà benefici inaspettati soprattutto al marito....
Ma alla fine tutti i nodi verranno al pettine....
Giuro che non lo volevo fare ma sono stato praticamente costretto dalla mia bradipa preferita a vedere questa cosa, la classica visione coniugale obbligatoria : non ne avrei neanche voluto parlare ma fare due chiacchiere su questo film può essere l'occasione di toccare con mano in che crisi profonda sia il cinema italiano.
E non basta certo la risonanza internazionale di un film osteggiato da molti come La grande bellezza ( che sarà una delle prossime visione, ormai la curiosità è arrivata a livelli praticamente insostenibili, vincitore di un Golden Globe e forte candidato agli Oscar  nella categoria del miglior film straniero ) sul cui carro sono saliti vincitori di ogni sorta, anche molti tra quelli che ne parlavano male, o lo straordinario successo al botteghino di Zalone a far parlare di rinascita del cinema italiano.
Anzi parlare di buona salute del nostro cinema , come ha fatto qualcuno proprio in virtù di questi due film che hanno risollevato le sorti del box office e determinato un modesto aumento degli incassi in un 2013 brutto per tutti, è ipocrisia bella e buona perchè per uno Zalone che incassa più di 50 milioni ci sono tante altre produzioni che non vedranno mai la luce , pur meritando.
E' vero che un successo come quello di Zalone permette di investire soldi anche in piccoli progetti per far nascere nuovi autori, ma l'impressione è che una rondine non faccia mai primavera e si abbia paura di investire denari in autori nuovi e in generi che non siano quello ultracollaudato della commedia.
Il cinema italiano è malato di commedite acuta, una malattia la cui cura non sembra interessare a nessuno, perchè tanto un certo tipo di pubblico viene sempre catturato.
E poco conta anche che la formula del cinepanettone sia oramai stantia e si cerchi di moltiplicare l'offerta ( un aumento dell'offerta finto , sempre di commedia si tratta, non si va oltre il genere di partenza) per evitare rovinose cadute al box office.
Perchè se si perde un po' tutti , si perde meno.
E in queste feste natalizie il  vincitore assoluto è stato Frozen, successo disneyano oltre le aspettative , ma l'altro vincitore , inatteso, è stato questo Un boss in salotto, uscito solo il 1 gennaio ma che ha incassato circa 12 milioni di euro, più dei vari Pieraccioni, Neri Parenti e Brizzi.
Il film di Luca Miniero purtroppo non si eleva al di sopra di una preoccupante mediocrità incancrenito nelle dinamiche Nord contro Sud che hanno fatto incassare 30 milioni di euro a Benvenuti al Sud, altro successo abbastanza inaspettato ai suoi tempi.
Pur avendo dignità filmica superiore alla fattura grossolana dei cinepanettoni che furono, Un boss in salotto non propone un vero salto di qualità alla commedia nostrana, anzi si nutre di dinamiche già consolidate e piattamente riproposte.
La novità, una piccola eversione alla camomilla è la reazione del classico imprenditore del nord alla presenza di un presunto camorrista nel suo paesello: la camorra è vista come un modo per progredire e per questo facilita in tutte le maniere la carriera del cognato del presunto boss.
Che tra tutti i personaggi del film, in un impeto di moralismo eucumenico, poi, quello del presunto boss è il personaggio più innocuo, preoccupato come gli altri a nascondere qualche peccatuccio e il suo è quello di non averne troppi.
Se Argentero è pleonastico, Papaleo e la Cortellesi ( impressionante come riesca a essere credibile nei vari accenti e non parlo solo di questo film ) sono bravi ma il motore del film è ingolfato, non si alza mai di giri e le gags , alcune delle quali tristemente riciclate , al massimo strappano un sorrisetto.
E se questo basta per incassare 12 milioni al box office , hai voglia poi a parlare di rinascita del cinema italiano alla faccia dei critici parrucconi.
Per quanto non li abbia molto in simpatia , non è colpa dei critici cinematografici se il nostro cinema sia affondato in sabbie mobili perenni.
E' colpa di chi non vuole introdurre novità, di chi non vuole rischiare.
E possiamo continuare così per anni e anni , nascondendoci dietro un dito, continuando a fare brutto cinema che però incassi.
Un boss in salotto è il classico esempio di quanto ho appena detto: il brutto cinema che piace.
Ma anche se ha successo, rimane sempre brutto cinema.

( VOTO : 3,5 / 10 ) 

Un boss in salotto (2014) on IMDb

lunedì 27 gennaio 2014

Redd Inc ( 2012 )

Sei persone sono schiavizzate e imprigionate alle loro postazioni di lavoro con un computer davanti da uno psicopatico, quello che una volta era Thomas Reddmann , impiegato di una multinazionale letteralmente uscito di testa una volta accusato di essere un feroce serial killer. Imprigiona i sei per far dimostrare loro la sua innocenza e le sue regole sono più che ferree: chi sgarra viene avvertito con uno sfregio sulla fronte e dopo pochi avvertimenti viene licenziato in modo radicale.Brutale.
Ma Reddmann è veramente così innocente come afferma?
E sopravviverà qualcuno nel suo reparto di "Risorse Umane" ?
Se proprio dovessi dare una definizione sintetica ( ma forse anche fuorviante ) di questo Redd Inc, piccola , meritoria produzione australiana, la prima cosa che mi vien fuori è The Apprentice meets Saw.
Solamente che l'enigmista coincide con chi "è fuori" per dirla alla Briatore perchè il Redd del titolo è veramente fuori come una balconata intera e ha un nido di quaglie in testa che in condizioni normali susciterebbe pubblico ludibrio ma in questa situazione c'è veramente poco da ridere.
Redd è un boss che ha una cognizione piuttosto particolare dei rapporti lavorativi coi suoi sottoposti che sono vittime di regole impossibili da rispettare, legati a una catena e sfregiati allorchè fanno qualche piccolo sgarro alle regole imposte dal capo.
E dopo quattro piccoli sgarri...scatta il licenziamento...ovvero la morte per sgozzamento o decapitazione, così tanto per gradire.
A pochi minuti dall'inizio di Redd Inc sinceramente non ci avrei scommesso neanche un centesimo bucato ma dopo, progressivamente, ha la capacità di catturare l'attenzione e non provocare noia, cosa
assolutamente non facile per un film caratterizzato dall'unità di tempo e di luogo, tutto ambientato in una specie di antro infernale dopo le vittime, una volta carnefici agli occhi di Thomas Redd, lottano con le unghie e con i denti per la loro sopravvivenza.
Pochi attori, pochissime locations , improvvise e violentissime esplosioni splatter che proprio perchè caratterizzate dall' effetto sorpresa sono ancora più disturbanti e un disegno folle ma lucido che man mano fa apparire il Redd del titolo sempre più giustificato nelle sue azioni.
Oddio, giustificato , è una parola grossa, diciamo che la sua follia ha un senso che è quello di dimostrare la sua innocenza, qualcosa a cui crede così fermamente che comincia a insinuare il dubbio anche in chi guarda.
Cosa non facile visto che il nostro bravo Thomas è stato arrestato in un ascensore , interamente sporco di sangue, con un ascia in mano e una donna fatta letteralmente a pezzi sparsa sul pavimento del suddetto ascensore.
Dal thrilling alla Saw ( diciamo che rispettare le regole del capo è come risolvere gli indovinelli dell'enigmista) gradualmente si scivola nello slasher all'arma bianca fino ad arrivare a un finale che è una citazione, quasi parodistica della figura di Hannibal Lecter.
Come parodistica è la descrizione grottesca di un mondo del lavoro infarcito di professioni umilianti e nuovo  yuppismo d'assalto.
Il valore aggiunto del film è la presenza nei panni di Thomas Redd di Nicholas Hope , già apprezzato e amato abbestia in Bad Boy Bubby, suo esordio cinematografico.
Il suo Thomas Redd sarà una caricatura a partire dalla parrucca che ha in testa , passando per la gestualità da pazzo furioso e arrivando agli occhi perennemente fuori dalle orbite: ma , paradossalmente è proprio questa la forza del suo personaggio, uno che è veramente fuori di testa per quello che gli hanno fatto.
Altra citazione doverosa è per il cameo di un nerboruto Tom Savini: a parte il fisico ancora invidiabile per uno che dovrebbe essere un vecchietto ( il tassametro dice 67 e ancora corre speriamo  per molto , moltissimo tempo) ma uno che si presenta con un personaggio da poche battute che si chiama Peter Bava ( applausi!!) con un paio di donnine seminude sul divano che lo aspettano ( doppi applausi!!!) e un poster sulla parete che è quello di Zombi di Romero è da standing ovation!!!!!
Insomma questo Redd Inc non sarà un filmone ma ha diverse frecce al suo arco: una guardatina la può anche meritare.
Così senza troppo impegno....

(VOTO : 6,5 / 10 ) 

Inhuman Resources (2012) on IMDb

domenica 26 gennaio 2014

Game of Thrones Cosplay Night

Ieri sera è stata la sera, aspettata da lungo tempo, oddio, lungo tempo, diciamo da quando Antonio Ride'n Roll,il mio fornitore principe di ogni tipo di bevanda a base di luppolo o simili, mi ha informato di questa cosa.
Antonio Ride'n'Roll, guardiano della barriera in divisa da
combattimento, pronto alla
distribuzione delle cibarie

 
Alla mia domanda , educata ma anche un po' brutale..." ma che cazzo è una Cosplay night?" , lui pazientemente mi ha risposto che è una sorta di festa a tema in cui tutti , o quasi vengono , vestiti a tema.
E il tema scelto per la Cosplay night di ieri era Game of Thrones....la celeberrima serie de Il trono di spade.
Ok, lo ammetto fino a qualche tempo fa era vergognosamente a digiuno dell'universo creato da questa serie televisiva targata HBO , che ha creato intere legioni di sfegatati proseliti e che ha sempre avuto delle recensioni magnifiche.
Diciamo che io per un po' di tempo ho scansato il mondo della serialità televisiva ma uno dei propositi che mi ero ripromesso per il 2014 era
SereSevenSlap pronta a versare il nettare degli dei
proprio quello di recuperare le migliori serie tv che mi sono perso durante questi miei anni di assenza.
E Game of Thrones / Il Trono di Spade è una di queste.
Forse addirittura la migliore.Insomma LA serie da recuperare.
Del resto una valutazione di 9.5/10 su imdb.com sa tanto di plebiscito, quasi un consenso da assemblea politica bulgara dei tempi andati.
Da poco ho cominciato a vedere la prima stagione e ne sono stato risucchiato come dentro un gorgo di sesso , violenza , lotta per il potere o semplicemente istinto di sopravvivenza in un mondo tanto oscuro e inospitale.
Mi sono bastate poche puntate per appurare che Il Trono di Spade è un qualcosa da vedere e idolatrare, senza se e senza ma.
Veniamo alla serata organizzata al Ride 'n Roll di Chieti dai grandiosi Antonio ( Ride'n Roll) e Serena (Sere Sevenslap): il bradipo ha una certa età ,ma non conta,una certa reputazione (prrrr!!! rumore di pernacchia, anche quella conta meno di zero , se mai ci fosse), diciamo allora che due bradipini  vedendolo agghindato in mantello, pelliccia, elmo e spadone, sarebbero rimasti traumatizzati a vita e avrebbero visto troncato il loro processo di crescita, quindi non è stato il caso di mettermi in divisa. Diciamo che avevo il mantello dal sarto perchè mi stava un po' stretto di spalle e buttava male e lo spadone a fare la convergenza dal fabbro ferraio di fiducia
Sua Maestà il Trono di Spade
Siamo arrivati quando la serata ancora deve iniziare veramente  e che ti vedo là fuori?
Il trono di spade in persona !
Scenograficamente il massimo, spade su velluto rosso , uno scranno guardato con desiderio e concupito da tutti durante la serata. Visto che ancora gli astanti si stanno scaldando ( e si stanno cambiando d'abito, circolare per il centro città vestiti di pelliccia con elmo, scudo e spadone probabilmente avrebbe attirato lo sguardo indiscreto della forza pubblica abituata alla camomilla di una città come Chieti) è un occasione per salutare Antonio e Serena prima che siano assaliti dalle richieste di cibarie e nettare degli dei da parte dei guerrieri della frontiera che stanno arrivando alla spicciolata.
La Lacrima del drago
Soprattutto è un'occasione per provare il menù dei Sette Regni proposto dalla casa e  approvato da lord Eddard Stark in persona: pennette al cinghiale ( ma vero, catturato sulle montagne abbruzzesi ) e la fagiolata della barriera con crostini. Dosi da reggimento per due piatti semplici, gustosissimi e molto graditi dalla platea maschile e femminile che numerosa è accorsa.
Ecco, una cosa che mi ha stupito della serata è la presenza femminile numerosa: gran dame che mostravano i loro bellissimi vestiti e anche i loro bellissimi tatuaggi a tema, uno spettacolo nello spettacolo.
Non ho finito di vedere ancora tutta la prima serie
L'Alto Fuoco
ma non avrei mai detto che una serie come Il Trono di Spade fosse così apprezzata anche dalla metà femminile dell'universo.
Si chiacchiera, ci si ritrova tra vecchi amici, si ride, si scherza e dopo aver calmato lo stomaco con generose dosi di fagioli e cinghiale, si beve: francamente era da tempo che non sbicchieravo così, ma era tutta questione di atmosfera.
La cosa più bella della serata è stata proprio questa: l'atmosfera che abbiamo avuto la fortuna di respirare dall'inizio alla fine, un senso di appartenenza, di condivisione di una passione che ci ha avvicinato un po' tutti, anche se magari all'inizio della serata non ci conoscevamo.
L'alcol ha contribuito ma non solo: è vero che si è brindato parecchio con birre, con un nettare degli dei venuto direttamente dai vigneti dei padroni di casa, si sono alzati anche parecchi cicchetti ( quelli che vedete qui immortalati da qualche parte, l'Alto fuoco e la Lacrima del drago) ma da sola l'alcolemia elevata non crea quella sorta di fratellanza che si è vissuta ieri.
Tra chiacchiere , fotografie, lotte con gli spadoni, elmi e scudi costruiti alla bisogna , battaglie ricostruite in un bellissimo gioco da tavolo che ha attirato tanti spettatori, un bicchiere alzato a brindare ( e di calici come ho detto prima ne sono stati alzati parecchi) la serata è trascorsa velocemente, troppo velocemente allietata da musica folk e medievale che ha contribuito a rendere ancora più caldo l'avvenimento.
Le parole non bastano a descrivere la serata appena trascorsa: bisognava esserci e io , noi, abbiamo avuto la fortuna di presenziare.
E da oggi in poi non vedremo più le puntate mancanti de Il Trono di Spade con gli stessi occhi.
Il pensiero ricadrà fatalmente su questa serata, bellissima.
Un ringraziamento ai miei amici Serena e Antonio e ai loro collaboratori che hanno reso possibile una serata del genere e che hanno contribuito alla riuscita di tutto.
PER LA BARRIERA!!!!!!!

sabato 25 gennaio 2014

Présumé Coupable ( 2011 )

Il calvario giudiziario di Alain Marecaux, ufficiale giudiziario dalla vita un po' troppo oberata di impegni che si ritrova nel mezzo di uno dei più spinosi casi giudiziari della storia francese, il caso Outreau, accusato nel 2001 assieme ad un altro gruppo di persone , circa una ventina, di violenza sessuale verso bambini, di atti di pedofilia e di altri crimini talmente infamanti da dover essere persino nascosti ai compagni di cella in prigione.
Marecaux lotta contro una giustizia cieca e sorda, arrivista ( si veda il personaggio del giovane giudice istruttore Burgaud che con la sua intransigenza rovina la vita a parecchie persone mentre lui continua a fare una brillante carriera ) e incapace di riconoscere i propri sbagli ( si veda il processo farsa del 2004 in cui gli accusatori ritrattano tutto ma molti degli accusati vengono condannati lo stesso per pene minori). Lotta in tutte le maniere, anche quasi arrivando a sacrificare la vita con uno sciopero della fame che lo ridurrà una specie di larva.
E anche la sua vita privata sarà rovinata per sempre....
Présumé Coupable è la storia di un vero errore giudiziario vista attraverso la prospettiva del protagonista, costretto suo malgrado a vivere nel mezzo di un incubo kafkiano da cui non sembra esserci via di uscita.
Accusato assieme ad altre persone di crimini infamanti prova sulla sua pelle che cosa vuol dire non godere della presunzione di innocenza: gli accusatori sono personaggi equivoci e anche bambini, gente che non ha niente da perdere e minori che crediamo per definizione non possano mentire.
E qui si ritorna alle tematiche affrontate in maniera forse più sottile da Vinterberg nel suo ultimo film, Il sospetto, che comunque è di un anno posteriore rispetto a questo film di Vincent Garenq, una carriera spesa soprattutto in documentari con qualche occasionale sortita nella fiction.
E' ben visibile l'esperienza da documentarista di Garenq perchè Présumé Coupable è girato con uno stile secco, senza fronzoli, un cinema verità ansiogeno che si limita a documentare fatti senza commento alcuno, neanche quello musicale.
L'incubo giudiziario di Marecaux che durante il suo calvario perde il lavoro, l'amore della moglie, l'affidamento dei bambini e vede la madre morire di crepacuore, è passato ai raggi X con uno stile molto simile a quello dello scoop giornalistico di inchiesta ma senza inutili sensazionalismi. Solo la pura e semplice realtà.
Le riprese molto ravvicinate, il montaggio frenetico e asfissiante, la cinepresa che pedina da molto vicino il protagonista ( un Philippe Torreton bravissimo, in una di quelle prove d'attore che restano impresse, è arrivato a perdere 27 kili per girare le scene in cui era cachettico, sfinito dallo sciopero della fame, in un letto d'ospedale ad attendere la morte) che è smarrito e confuso così come chi sta seguendo le sue vicende, accrescono il pathos e una insopprimibile sensazione d'angoscia che fatalmente tracima dallo schermo.
E poi quelle prigioni...veramente un inferno in terra con le loro pareti ammuffite dagli anni che passano, segrete umide e insalubri in cui è veramente difficile sopravvivere anche perchè è negato il minimo spazio vitale per ognuno, altro che le prigioni hi tech americane , anche un po' fighette e perfettine con la loro pulizia e il loro ordine tanto sbandierato...
Présumé Coupable è un film che mette parecchio a disagio perchè tutto quello che vediamo è successo veramente e in tempi in cui può essere fonte di fraintendimento anche un semplice sorriso verso un bambino è un qualcosa che è già accaduto anche accanto a noi e potrebbe veramente accadere a chiunque.
Del resto come ci si fa a difendere dalle accuse di un bambino?
La storia di Alain Marecaux, un uomo qualunque precipitato e stritolato in un abisso senza fondo da qualcosa molto più grande di lui,  diventa il paradigma di una società malata, marcia alle fondamenta visto che non si può più credere neanche all'innocenza di un bambino.
Soprattutto quando la giustizia non fa il suo corso....

( VOTO : 7,5 / 10 ) 

Guilty (2011) on IMDb

venerdì 24 gennaio 2014

Seria(l)mente : Utopia ( 2013 )

Distribuzione: Channel 4 UK
Episodi : Stagione 1 da 6 episodi, 1 pilot e un finale di stagione da 60 minuti, 4 episodi da 48 minuti.

Becky, Ian, Wilson e Grant sono quattro appassionati di una graphic novel intitolata The Utopia Experiment il cui autore è morto in un ospedale psichiatrico in circostanze molto misteriose. I quattro si incontrano dopo che un quinto appassionato, Bejan, si dice in possesso del secondo volume della graphic novel. Ma Bejan muore apparentemente suicida e altre morti si susseguono perchè anche una pericolosa organizzazione criminale , fatta da settori deviati dello Stato, sta cercando il fumetto. Questo perchè pare che in The Utopia Experiment siano state predette tutte le principali sciagure degli ultimi cento anni.
Where is Jessica Hyde?
Questa frase viene ripetuta quasi come un mantra in perfetto accento british da vari personaggi perchè è lei la chiave di tutto e la conosceremo solo all'ultima sequenza della prima puntata.
Jessica Hyde ( Fiona O' Shaughnessy) è una specie di Lara Croft senza coda di cavallo, stesso fisico superasciutto e palestrato, stesse abilità letali nella lotta e nel maneggiare praticamente ogni tipo di arma, una mente  perennemente all'erta e occhi aperti, anzi spalancati perchè il pericolo si nasconde per ogni dove.

E scoprire l'identità del fantomatico Mr Rabbit vorrà dire svelare il mistero che si nasconde dietro un fumetto che ha provocato già così tanti omicidi.
Utopia è una serie che inquieta e anche parecchio perchè il pericolo coincide con settori deviati dei servizi segreti che si agiscono nei corridoi del ministero della Sanità, personaggi misteriosi che tramano nell'ombra e che riescono a modificare i destini di milioni di persone grazie a un vaccino per una non meglio identificata influenza russa ( vogliamo ricordare i milioni di euro buttati via dal nostro Ministero della Salute per i vaccini contro l'Influenza aviare? ecco sembra una storia molto simile).
Utopia, serie creata da Dennis Kelly attivo soprattutto in teatro, è un affascinante ibrido tra dramma psicologico, thriller d'azione, teorie cospirazioniste che oggi vanno tanto di moda e spunti sci fi che contribuiscono a speziare il tutto nel migliore dei modi.
Si resta con gli occhi letteralmente attaccati allo schermo dalla prima all'ultima sequenza rimanendo inevitabilmente con un palmo di naso perchè la chiusura della prima stagione non è altro che una porta socchiusa attraverso cui intravedere nuovi inizi, presagi di una seconda stagione ( appena all'inizio) che promette letteralmente fuochi d'artificio.
Oltre a un ritmo infallibile e a una caratterizzazione dei protagonisti che lascia appositamente dei coni d'ombra su ognuno ( Utopia è la classica serie in cui nessuno, o quasi, è quello che sembra e nel cui tragitto si incontrano personaggi che non si sa bene da che parte stiano ), la serie creata da Dennis Kelly è confezionata in modo magnifico, impeccabile.
Oltre a un commento musicale minimalista perfettamente calzante, c'è una fotografia che è tutto tranne che televisiva, privilegiando le tonalità sature e i colori pastello, con un cromatismo acceso e particolare che diventa da solo un tratto distintivo della serie che si trasforma ben presto in un raffinato piacere per occhi e orecchie.
Utopia è ricco di personaggi e colpi di scena, di rivelazioni inattese e scoperte sconvolgenti che tengono destissima l'attenzione in ogni puntata . Non c'è un attimo di sosta e si comincia ad empatizzare subito coi protagonisti.
A parte quelli succitati bisogna ricordare  Michael, un importante funzionario del Ministero della Sanità , grigio come la sua vita infelice , pusillanime sballottato a destra e sinistra dai suoi superiori ( che sembrano far parte di un'organizzazione eversiva all'interno dell'apparato statale) e da un ricatto perchè pare che abbia messo incinta una prostituta russa.
Una macchinazione alle sue spalle che condiziona le sue scelte in ogni campo, personale e lavorativo.
Un'altra cosa di cui è ricca Utopia sono gli omicidi: tutti brutali, efferati, senza distinzione tra buoni e cattivi o tra adulti e bambini.
Perchè a volte il raggiungimento dello scopo prefissato passa attraverso dolorose perdite.
E l'omicidio è un semplice mezzo per ottenere il risultato.
Meglio non farsi troppi scrupoli.
Utopia è una serie assolutamente da vedere.
Già è scattata la trepidazione per la seconda stagione appena iniziata.
Un'ultima cosa: dopo aver visto questa serie non riuscirete più a guardare un cucchiaino con gli stessi occhi.....
English do it better!!!!

( VOTO : 8 + / 10 ) 

Utopia (2013) on IMDb

giovedì 23 gennaio 2014

Martin Scorsese day - Shine a light ( 2008 )


Un documentario realizzato da Scorsese riprendendo due concerti degli Stones al Beacon Theatre di New York , tenutisi nell'autunno del 2006. Inframezzato a numerose immagini d'epoca diventa un excursus su quello che erano i
Rolling Stones e su quello che sono all'epoca dei due concerti in questione.
La filosofia del rock'n'roll a favore di camera. Questo film non vuole essere solo agiografia, una sterile rivisitazione della storia degli Stones, vuole essere qualcosa di più.
Scorsese già abituato a film di questo genere dà l'impressione di cercare di capire le ragioni del loro successo, sfronda tutti i loro eccessi ben conosciuti agli estimatori ( forse per farli risultare persino più gradevoli a chi li conosce meno) e ci propone del gustosissimo materiale d'epoca inframezzato alle riprese del concerto in cui i singoli membri degli Stones parlano del loro presente e del loro futuro,
Mick Jagger si dimostra quasi un profeta , rispondendo a una domanda quando è ancora agli inizi della carriera dice che non ci saranno problemi a calcare un palco a sessanta anni.E neanche a settanta , aggiungo io perchè ormai siamo arrivati anche a quella soglia fatidica.
Ecco, questo sembra chiedersi Scorsese. Ma perchè questi signori invece di stare a casa con i nipotini (i figli sono già grandi ormai) continuano imperterriti a girare il mondo facendo concerti e sfornando dischi?
E'la passione del rock, un fuoco che li arde da dentro da quando sono giovani e non accenna a placarsi, nonostante i segni lasciati dal tempo.
Non semplice ritorno economico, ma una passione che divora l'anima. Sono passati più di 40 anni ma la passione è sempre la stessa.
Guai a considerarli dei dinosauri del rock, ancora hanno tanto da dire e da dare al mondo dello show biz.
Gli anni sono passati impietosi sui loro volti eppure loro sono sempre lì a nascondere gli acciacchi che sicuramente avranno e a godersi i frutti di una carriera straordinaria che li ha visti prevalere su ogni moda musicale.

Mick Jagger , un fascio di muscoli e nervi,una voce non educata, anche piuttosto sgraziata in certi frangenti è un catalizzatore di attenzioni da parte del pubblico, lui continua a saltare a dimenarsi, a ballare, correre come se il suo orologio biologico si fosse fermato a molti anni fa.
Keith Richards , quello su cui il tempo ha lasciato i segni più evidenti a causa di eccessi di droghe ben noti sembra ancora divertirsi un mondo a fumare a macinare riff con la sua moltituidne di chitarre elettriche (davvero una bella collezione) e a gettare plettri al pubblico.
Ron Wood sembra quasi estranearsi dal mondo che lo circonda quando suona, sembra abitare su un pianeta in cui gli unici abitanti sono lui e la sua chitarra, Charlie Watts col suo modo retrò di tenere le bacchette ,col suo stile di suonare la batteria senza tanti fronzoli sembra essere l'unico che si chiede che cosa stia facendo, come mai è lì a suonare davanti a un pubblico festante invece di starsene a casa con la sua famiglia a sorseggiare un tè.
Vedendo le interviste e i vari backstages (il saluto di Clinton per esempio)  stupiscono per i loro modi gentili ,flemmatici tipicamente british.
Un bel contrasto con quello che combineranno sul palco di lì a poco.
Le canzoni più importanti ci sono tutte, una selezione completa tra il loro repertorio sterminato non era facile ma la scaletta del concerto è di quelle che non si dimenticano facilmente.
Infine un complimento al lavoro di Scorsese, dicitore sublime e  fine tessitore che non ha paura di mettere davanti alla telecamera i problemi che può riservare il suo lavoro....

( VOTO : 7,5 / 10 ) 

  Shine a Light (2008) on IMDb

Questo post fa parte del Martin Scorsese day , una modo per festeggiare uno dei cineasti più importanti e influenti in occasione del suo ultimo, speriamo bellissimo film, The Wolf of Wall Street, da parte di un gruppo di eroici bloggers appassionati del mondo di celluloide e in cerca di ulteriori feste al di fuori di quelle comandate dal calendario.
Qui sotto tutti i links. L'imperativo è leggere , leggere , leggere e commentare, commentare , commentare!!!!!
Cinquecentofilminsieme
Director's cult
Ho Voglia di Cinema
In Central Perk
Life Functions Terminated
Montecristo
Non c'è Paragone
Pensieri Cannibali
Recensioni Ribelli
Scrivenny 2.0
White Russian

BUON MARTIN SCORSESE DAY A TUTTI!

mercoledì 22 gennaio 2014

Lo sguardo di Satana - Carrie ( 2013 )

Carrie White è un'adolescente emarginata nella scuola che frequenta a causa di un'autostima che rasenta lo zero provocata dall'educazione bigotta e oscurantista di una madre oltre la crisi di nervi a causa del suo fanatismo religioso. Quando Sue, pentitasi di uno scherzo atroce fattole assieme alle altre compagne di classe, fa in modo di farla andare al ballo della scuola assieme al suo ragazzo, Carrie arriva a toccare il cielo con un dito. Ma non ha fatto i conti con la cattiveria di altre compagne di scuola perfide, assetate di vendetta. Una secchiata di sangue di maiale rovesciatale addosso dopo che l'hanno appena eletta reginetta del ballo, scatena la sua furia omicida a base di poteri telecinetici....
Eccoci qua a parlare dell'ennesimo remake, testimonianza indubbia della stasi ( se non crisi ) creativa che sta affliggendo Hollywood da un po' di anni a questa parte in  cui molti progetti sono reebots, remakes, prequel , sequels , newquels, chicazquels e chi più ne ha , più ne metta.
Sarebbe ingeneroso paragonare Lo sguardo di Satana - Carrie di Kimberly Peirce a Carrie, lo sguardo di Satana di De Palma.
Ma oggi voglio esserlo. Ok, sarò molto ingeneroso perchè ne ho pieni gli arancini di riso ( per non dire i gabbasisi di camilleriana memoria) di essere preso per i fondelli da produttori e sedicenti filmmakers che pensano solo a fare soldi infischiandosene di tutto il resto.
Una presa per il culo che parte già dal titolo che la distribuzione italiana ha ribaltato, almeno questo non è colpa degli americani.
Una bella differenza tra Lo sguardo di Satana- Carrie e Carrie, lo sguardo di Satana, no?
Ma che senso ha , cari titolisti italiani cercare di prenderci così per babbei?
Veniamo al film che è meglio. Oddio non lo so se è meglio, soprattutto per uno come me che ha molto gradito il romanzo e la versione che ne fece De Palma in quel lontano 1976.
Il film della Peirce per me è stato un patimento immane perchè avevo ancora davanti agli occhi tutte le scene clou del cult depalmiano e ogni volta la rilettura data loro da questo remake( perchè la Peirce commette l'errore capitale di citare l'originale e rifarlo a suo modo )  ha avuto la stessa profondità di un patetico scimmiottamento acuito da un moralismo di fondo che il film degli anni '70 non aveva.
Perchè nella scena della doccia nel film di De Palma, che ha 37 anni, è bene ricordarlo, era tutto un florilegio di tette e di culi , mentre nella rilettura odierna sono tutte rigorosamente vestite e coperte?
Questione di soldi, credo , per aggirare i divieti vari che soprattutto negli USA costringono a vere e proprie acrobazie dialettiche e registiche, ma anche questione moralista e di target.
De Palma diresse un horror d'autore destinato a un pubblico molto più adulto di quello che presumibilmente dovrebbe affollare le sale alla visione di questa nuova Carrie che non è altro che un teen horror come altri che agita la bandiera della diversità e della emarginazione, sottolineando questo aspetto in modo molto evidente, anche troppo.
La nuova Carrie aggiornata ai tempi degli smartphones e di youtube non ha un briciolo della forza originale perchè si sforza di dare un messaggio e di compiacere la fame di spettacolo rutilante e pieno di effetti speciali che ha il pubblico.
Ingeneroso anche confrontare le due protagoniste ma già che ci siamo...
La Moretz è il sogno adolescenziale proibito di una grossa fetta di teenagers USA, è veramente bellina ( anche se come attrice è a tratti molto acerba, oppure semplicemente mal disposta verso questo ruolo ), si fa fatica a crederla così emarginata e quando si presenta col vestito del ballo è veramente uno splendore: quando tutti le dicono che è bellissima , beh, è vero.
Sissy Spacek quando girò il film, l'adolescenza l'aveva passata da un bel pezzetto, aveva già 27 anni e non era bella secondo i canoni estetici di quel periodo, almeno non  nel modo tradizionale.
Ma forse neanche in quello: al massimo era un tipo per dirla come farebbe Luigi il pugilista.
Allora non bella, decisamente non affascinante, talmente magra da farla sembrare una mazza di scopa vestita con l'abito della festa e quando le altre al ballo la guardavano un po' dall'alto in basso dicendole comunque che era bellissima, beh sembrava solo una pietosa bugia, un complimento falso come i capelli di Antonio Conte , giusto per dire qualcosa.
Anche Julianne Moore perde decisamente il confronto con Piper Laurie che era decisamente un'invasata e di aspetto inquietante: la Moore pure se vestita con i sacchi di iuta non arriva a quelle vette di insanità mentale e ha più o meno lo stesso problema della Moretz: non sembra affatto una sfigata come dovrebbe essere.
Sulla Peirce poco da dire: non può nulla contro un mostro sacro della macchina da presa come Brian De Palma: cerca di buttarla sul teen horror per dare un aspetto moderno al suo film ma è una rilettura pretestuosa e assolutamente priva di nerbo.
E poi , come già ribadito, confrontarsi apertamente con il maestro citandone sequenze è un qualcosa di veramente deleterio.
In poche parole, e per stamattina la smetto, questo Lo sguardo di Satana- Carrie, sarebbe stato brutto brutto anche se non fosse stato un remake.
E ho detto tutto.

( VOTO : 3 / 10 ) 

Carrie (2013) on IMDb

martedì 21 gennaio 2014

Darkroom ( 2013 )

Michelle ha avuto un grave incidente con l'automobile di cui era alla guida in cui hanno perso la vita tre suoi amici. Ora sta facendo terapia di gruppo con una psicoterapista che le consiglia un lavoro per accelerare il suo percorso di recupero dal senso di colpa e le indica anche un posto in cui cominciare.
Il problema è che il posto di lavoro tanto caldeggiato non è altro che un antro oscuro in cui Michelle , assieme ad altre, viene seviziata e torturata da tre fratelli psicopatici integralisti cristiani, che con la promessa di set fotografici attraggono modelle nella loro lussuosa tenuta.
Per Michelle è appena iniziata una lotta per la sopravvivenza all'ultimo sangue.
Esordio alla regia dell'attrice e produttrice Britt Napier , Darkroom  è come uno stiletto: acuminato, corto e che arriva subito al punto dove fa più male.
Se la stanza delle torture fa molto slasher o anche Hostel e derivati, la cosa inedita che è contenuta nel film della Napier è che il background dei carnefici è curato anche meglio di quello delle vittime.
Meritoriamente vengono evitati troppi spiegoni ma i tre fratelli psicopatici ( in realtà due fratelli e una sorella ) sono adeguatamente contestualizzati forse anche meglio rispetto alla veloce scorsa che si dà al passato di Michelle.
E in tempi in cui si cercano di creare background esplicativi riguardo a protagonisti anche quando non se ne sente il bisogno ( vedi il remake de La Casa), il prestare più attenzione agli antagonisti (i  carnefici in questo caso) e alle loro ragioni che non alle vittime è un fatto che porta perlomeno un punto di originalità in un copione che altrimenti rischierebbe davvero di essere la fiera del deja vù e che si confonderebbe con decine e decine di altre storie identiche.
I tre carnefici sono vittime di abusi nella loro infanzia e si sentono autorizzati ad amministrare penitenze per i peccatori che riescono a portare nella loro stanza delle torture.
Perchè tutto questo? Non è dato saperlo ma tenere questo punto avvolto nel mistero non è poi così male perchè c'è rischio elevato di banalizzare quello che viene raccontato.
In virtù poi di una durata piuttosto contenuta ( siamo sotto gli 80 minuti , titoli di testa e titoli di coda compresi ) e di una protagonista tratteggiata in modo abbastanza veloce ma non superficiale, non ci si perde tanto in chiacchiere e si entra subito in quello che è il piatto forte del film: le sequenze di tortura.
Ora , da questo punto di vista  non c'è nulla di nuovo ma Britt Napier con una regia accorta e che evita troppi tremolii ( con relativo effetto mal di mare) riesce a generare una sensazione d'ansia in crescendo, la stessa ansia che cresce in Michelle alla disperata ricerca di una via di fuga.
Lo spettatore non ha un punto di vista privilegiato , vede tutto con gli occhi della protagonista e questo rende più semplice il processo di identificazione creando di fatto una sorta di falsa soggettiva che dal punto di vista della creazione e del mantenimento della suspense è un ottimo espediente.
Ed è anche qualcosa di disturbante perchè Michelle ( interpretata da una vera e propria valchiria che risponde al nome di Kaylee DeFer, vista in parecchie serie televisive e in Red State, di Kevin Smith) non è un bel personaggio in cui identificarsi, soprattutto con quel background di colpe da espiare e con un presente talmente nebuloso che è impossibile da decifrare.
Si resta comunque incollati alla poltrona fino all'ultimo minuto e credo che questo sia lo scopo ultimo che si prefiggeva Darkroom dal basso del suo budget risicato, dell'unità di tempo e di luogo oltre che del numero limitato di attori.
Giusto per affermare nuovamente che per fare un buon film horror ( su imdb. com questo film è catalogato come thriller ma è un horror bello e buono anche se con i suoi bei momenti di thrilling) occorrono idee, poche ma buone nel caso di questa pellicola, molto più che soldi.
Darkroom non è un caposaldo del genere ma funziona per via di una realizzazione solida ed efficace, 80 minuti da passare senza avere poi troppi sensi di colpa per quello che si è appena visto....

( VOTO : 6 + / 10 ) 

Darkroom (2013) on IMDb

lunedì 20 gennaio 2014

I sogni segreti di Walter Mitty ( 2013 )

Walter Mitty è un impiegato della rivista Life che lavora in una specie di sotterraneo a catalogare fotografie. E' un tipo grigio, meticoloso che ha la pericolosa tendenza a sognare a occhi aperti ( e rimane "incantato"). Nel sogno diventa tutto l'opposto che è nella realtà, diventa un uomo di azione e di decisioni prese in un battito di ciglia, una specie di eroe senza macchia e senza paura capace di risolvere con la forza e l'intelligenza anche le situazioni più disperate. Quando il suo lavoro alla rivista è seriamente minacciato dal nuovo piano editoriale intraprenderà un viaggio che lo porterà un po' in tutto il mondo alla ricerca di una fotografia e diventerà un po' come l'eroe che ha sempre sognato di essere....
E l'ultima copertina di Life....
Ben Stiller, arrivato al suo quinto film da regista decide di portare in scena un racconto di James Thurber già portato al cinema nel 1947 con il titolo Sogni proibiti da Norman McLeod.
E cerca una profondità di sguardo e di pensiero che non ha mai avuto o cercato nelle sue prove precedenti .
Per fare questo decide di immergersi in un genere che agli americani piace parecchio: quello della narrazione di un riscatto personale e per questo sceglie la vita di un grigio archivista fotografico che, relegato in una esistenza avara di soddisfazioni, fugge con la mente in una specie di mondo alternativo in cui tutto è il contrario di quello che è veramente.
E quando la vita gli porrà davanti delle scelte ineluttabili lui dovrà indossare, un po' con disagio ma anche con tanto coraggio, i panni di quell'eroe che ha vestito nei suoi voli pindarici.
Lo Stiller regista azzarda in un genere che non gli è mai appartenuto e riesce meglio , decisamente meglio nel mondo distorto e grottescamente tratteggiato in cui vive il suo alter ego eroico , mentre è ordinario, anche un po' scialbo nella parte newyorchese e nei duetti con la coprotagonista Kristen Wiig, attrice dalla notevole verve comica ( come le altre due donne della vita di Walter Mitty, la madre interpretata da una Shirley Mc Laine in formissima e la sorella in cui recita un'altra attrice di notevole talento comico come Kathryn Hahn) che però viene opacata, offuscata dal tono sentimentalista che presto viene assunto dalla pellicola.
Inoltre infarcisce il film di una grande quantità di riferimenti letterari e filmici dando luogo a un mappazzone bulimico, con gags a volte riuscite, a volte un po' meno e che viene riscattato decisamente dalle ambientazioni inconsuete e poco frequentate dal cinema ( l'Islanda è decisamente una figata con i suoi colori sgargianti e la sua natura incontaminata o quasi).
Lo Stiller attore funziona decisamente meglio : è decisamente nelle sue corde il personaggio di Walter Mitty dimesso sia fisicamente che emozionalmente e rende bene la crescita dell'autostima che lo caratterizza per tutto il procedere della narrazione.
Il problema de I sogni segreti di Walter Mitty è che richiede un'empatizzazione costante da parte dello spettatore letteralmente preso d'assalto da una serie di sequenze che rimangono impresse ( quelle del sogno e quelle del viaggio in Islanda) per come riempiono l'occhio ma richiede anche un surplus emozionale che personalmente non ho avuto la fortuna di provare.
Niente emozione, niente lacrime che goccia a goccia hanno tentato di esondare dai canali lacrimali di fronte a un qualcosa che visivamente ha quello scatto in più ma che non è riuscito a solleticare adeguatamente le corde emotive che aveva intenzione di pizzicare con leggerezza.
Un film diviso in due che ha parlato più alle mie cornee che al mio cuore e a cui non sono riuscito ad abbandonarmi totalmente come avrei voluto.
Anzi un'emozione il film me l'ha riservata: ma è colpa di David Bowie e di Space Oddity, un brano che conferma ancora una volta la sua immortalità.
Cosa che non accade a Walter Mitty e al suo mondo: un take away di suggestioni e pulsioni cinematografico/ letterarie che nel mio caso non sono riuscite ad arrivarmi fino al cuore.
Un peccato, avrei voluto veramente nascondermi, perdermi dietro e dentro il mondo segreto di Walter Mitty...

( VOTO : 6 / 10 ) 

The Secret Life of Walter Mitty (2013) on IMDb